"Un ciclista come Pogacar sarebbe squalificato per almeno due anni e la sua carriera finirebbe per lo stesso inganno che è costato a calciatori come Lewandowski e Lamine Yamal solo 5.000 euro di multa": a dichiararlo è stato Kristian Jorgensen, fisiologo ed esperto di doping, che nelle ultime ore ha commentato la decisione assunta dall'UEFA di multare entrambi i calciatori del Barcellona per non essersi subito presentati ai controlli anti-doping dopo un match di Champions League dello scorso maggio.

Per aver violato due articoli del regolamento in vigore, i due calciatori hanno ricevuto una multa di 5.000 euro ciascuno, ben poca cosa secondo il parere di Jorgensen, che ha messo a confronto le normative e più in generale il differente approccio sul tema del doping passando dal calcio al ciclismo.

Il caso di Inter vs Barcellona, Yamal e Lewandowski violano il regolamento sul doping

Il caso di cui parla Jorgensen si è verificato diversi mesi fa, al termine di Inter vs Barcellona del 6 maggio 2025, match valido per il ritorno delle Semifinali di Champions League. La gara è stata rocambolesca: i nerazzurri sono andati sul 2-0, poi nella ripresa hanno subito la rimonta blaugrana, ma sul 2-3 Acerbi ha trovato, in pieno recupero, il gol del pareggio. Nei tempi supplementari è stato infine un gol di Frattesi a regalare all'Inter la Finale di Champions League, persa poi 5-0 contro il PSG.

Complice l'incredibile rabbia provata per il triste epilogo, i due calciatori del Barca protagonisti del fatto hanno violato due articoli del regolamento vigente in materia di antidoping: il 21.8, incorrendo in una "violazione delle istruzioni del funzionario addetto al controllo antidoping", e il 21.10, per "non essersi presentati immediatamente al posto di controllo antidoping".

I due non si sono dunque subito presentati ai controlli, arrivando agli stessi in ritardo, cosa assolutamente vietata per evitare che al termine del match possano essere messi in atto degli 'accorgimenti' utili ad alterare i risultati dei test.

Pochi giorni fa l'UEFA ha reso nota la cosa precisando come i due calciatori abbiano ricevuto una multa (dal valore più che esiguo) senza però incorrere in alcuna squalifica.

Jorgensen: 'Se Pogacar scomparisse dopo una tappa del Tour la sua carriera sarebbe finita'

Sul tema, è come accennato intervenuto Jorgensen, istituendo un parallelo con quanto sarebbe potuto accadere se un caso simile si fosse verificato nel ciclismo: "Un ciclista come Pogacar sarebbe stato squalificato per almeno due anni per lo stesso inganno che è costato a Lewandowski e Lamine Yamal solo 5.000 euro perché sono calciatori.

Se Tadej arriva alla fine di una tappa del Tour e scompare, può considerare la sua carriera finita".

Leggendo tra le righe, il messaggio che sembra voler mandare l'esperto anti-doping appare abbastanza semplice da cogliere: la forbice negli standard, di controlli e sanzioni, applicata dal calcio rispetto al ciclismo professionistico in materia di doping appare elevatissima. Per non dire sperequativa, dato che nel caso di specie si parla di elementi di assoluto livello in un contesto quale quello della competizione calcistica più importante per club in Europa.

Doping nel ciclismo, la nota dell'MPCC: 'Solo 4 casi nel 2025'

Al di là dell'essere o meno d'accordo con il parere reso da Jorgensen, in tema di doping il ciclismo appare spesso come lo sport più 'attenzionato'.

Anche da un punto di vista mediatico.

Eppure, i numeri diffusi dal Movimento per un Ciclismo Credibile (MPCC) a proposito dei primi 4 mesi del 2025 appaiono abbastanza confortanti. Nel primo quadrimestre del 2025 si sono infatti registrati solo 4 casi di doping nel ciclismo professionistico, la maggior parte dei quali a livello Continental.

In definitiva, pur tenendo presente la differente natura di ciascuno sport, quella al doping non dovrebbe essere letta come una lotta di 'quartiere' ma piuttosto come una missione dal respiro globale e universale.