Verrà giudicato incostituzionale il primo comma dell'articolo 4 della legge numero 124 del 1999 nella parte in cui permette la reiterazione, o meglio, l'abuso delle supplenze annuali con scadenze fissate al 31 agosto per coprire i posti vacanti della Scuola senza porre alcun limite? E' questa la domanda che rimbalza negli ambienti della scuola in vista della sentenza che verrà emanata dalla Corte Costituzionale: adesso c'è anche la data, il prossimo 23 giugno.
Docenti precari e personale Ata sono in trepidante attesa perché molte delle loro speranze di lavoro nella scuola dipenderanno da ciò che decreteranno i giudici costituzionali.
E' una sentenza che in parte è stata già scritta dalla Corte di giustizia dell'Unione europea perché la Consulta italiana dovrebbe ricalcare proprio la decisione presa a Bruxelles lo scorso 26 dicembre: i giudici europei, infatti, decretarono l'incompatibilità della normativa italiana che consente la reiterazione dei contratti annuali dei supplenti fino al 31 agosto per coprire posti vacanti, rispetto alla normativa europea.
E quando si verifica questa situazione, la norma interna viene giudicata automaticamente contrastante con le norme europee.
In più, ed è un'aggravante per la normativa italiana, è accertata la mancata determinazione da parte del Ministero dell'istruzione di un termine tassativo decorso inutilmente il quale, non è stato indetto un concorso a cattedra per coprire le necessità della scuola. Tale situazione avrebbe dovuto essere sanzionata con il riconoscimento di un risarcimento a docenti e personale Ata per il reiterato abuso dei contratti a termine.
Sentenza abuso e reiterazione supplenze nella scuola: possibili sentenze e scenari
Di fronte a questa situazione, i possibili scenari che si presenteranno di fronte alla Corte costituzionale il prossimo 23 giugno possono essere circoscritti: l'articolo 4, primo comma, della legge 124/99 risulterebbe incostituzionale rispetto all'articolo 117 della Costituzione italiana che prevede l'inserimento a pettine delle norme comunitarie rispetto alla normativa nazionale.
L'indecisione riguarderà, piuttosto, la forma della sentenza che verrà emanata: verrà cancellata in toto la norma giudicata incostituzionale oppure si opterà per una sentenza additiva?
Quest'ultima potrebbe essere la soluzione più probabile, dato che la sentenza della Corte Ue dello scorso 26 dicembre sembrerebbe anticipare tale soluzione. Ma tra i giudici costituzionali non ci sarà Sergio Mattarella, nel frattempo divenuto Presidente della Repubblica: al suo posto ci sarà il giudice Giancarlo Coraggio e sarà lui il giudice redattore, cioè colui che propone realmente la sentenza. E tale circostanza non è trascurabile ai fini della decisione finale, anche se la sentenza verrà presa collegialmente dai 15 giudici.