"Resta ferma la volontà di rivedere le soglie contributive che garantiscono la possibilità di accedere alla pensione indipendentemente dal requisito anagrafico e di abbassarle a 41 anni di contributi" ha spiegato negli scorsi giorni Cesare Damiano (il Presidente della Commissione lavoro alla Camera), sottolineando che questa misura risulta "particolarmente importante per i lavoratori precoci".
L'idea è quello di offrire uno scivolo di prepensionamento che esuli completamente qualsiasi meccanismo di tipo anagrafico, perché le altre ipotesi attualmente allo studio prevedono degli sbarramenti di accesso che potrebbero impedire a coloro che hanno iniziato l'attività lavorativa in giovane età di ottenere l'agognato pensionamento.
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D'altra parte, il pensionamento con 41 anni di versamenti non sarebbe troppo lontano dai parametri attuali, visto che c'è un anno e mezzo di differenza (solo sei mesi per le lavoratrici), mentre nel 2010 bastavano 40 anni di contribuzione all'Inps.
Il dibattito sta però esasperando molti lavoratori, come si può leggere nei commenti ricevuti nei precedenti articoli, perché l'impressione è di essere penalizzati da un continuo slittamento in atto ormai da diversi anni. Il mancato interesse e decisionismo della politica su un tema così delicato ha portato molti pensionandi ad esprimere delle riserve anche sulla nuova possibilità in discussione presso la Commissione lavoro, ovvero la quota 97. Questo meccanismo dovrebbe offrire la pensione anticipata attraverso l'unione dell'età anagrafica con gli anni di contribuzione, a partire però da uno sbarramento di 62 anni di età e con 35 anni di contribuzione, pur accettando una penalizzazione del 2% per ogni anno mancante rispetto alla legge Fornero (con un tetto massimo all'8%).
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Nella fascia di età degli over 55enni "abbiamo avuto una forte crescita della povertà, ed è quindi necessario introdurre degli strumenti di tutela". Sono le parole del Neo Presidente Inps Tito Boeri al riguardo della situazione di disagio vissuta dai tanti disoccupati età avanzata che hanno perso il posto di lavoro troppo anziani per potersi inserire nuovamente nel mondo produttivo e troppo giovani per poter aspirare ad ottenere una pensione anticipata. Per queste persone, l'Inps vorrebbe istituire un reddito minimo che li possa accompagnare fino ai nuovi requisiti di pensionamento, ma parametrato sul reddito familiare in base all'Isee.
Il sussidio partirebbe inoltre da 450,00 € al mese e secondo l'istituto di previdenza, la misura peserebbe in modo contenuto sul bilancio pubblico (si parla di circa un miliardo e mezzo di euro). Il meccanismo di tutela dovrebbe entrare in funzione una volta che l'Asdi ha terminato la propria copertura assicurativa, offrendo così una soluzione strutturale laddove ora si sta procedendo con sanatorie e salvaguardie ad hoc, spesso inefficaci nel garantire serenità a tutti coloro che si trovano in una situazione di difficoltà a causa della crisi.
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