La sentenza con la quale la Corte Costituzionale lo scorso 30 aprile ha bocciato la non indicizzazione delle pensioni a partire dal triplo del minimo stabilito dall'Inps per gli anni 2012 e 2013, è in vigore da oggi, 8 maggio 2015, essendo stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale ieri.

Tuttavia non è stato ancora chiarito dal Governo Renzi come restituirà i soldi delle Pensioni ai contribuenti: gli importi dell'adeguamento degli assegni pensionistici non sono stati ancora definiti e occorrerà attendere qualche giorno per avere delle informazioni dall'Esecutivo.

Ciò che è stato chiarito, però, è che i pensionati interessati non dovranno presentare alcuna domanda o ricorso all'Inps: la sentenza ha valore immediato e dovrà applicarsi automaticamente. Sarà, infatti, lo stesso ente previdenziale a calcolare quanto dovrà restituire ai pensionati.

Riforma pensioni 2015, restituzione della quota pensione non indicizzata: sostenibilità del Governo Renzi e proposte di un decreto

La sentenza della Corte Costituzionale sulle pensioni non rivalutate ha posto un enorme problema di sostenibilità economica per il Governo Renzi: secondo i calcoli effettuati dalla Cgia di Mestre, infatti, la sentenza porterebbe ad un esborso di 10 miliardi di euro per saldare i conti con il passato, ma anche 5 miliardi di euro all'anno per il futuro.

Il peso da sopportare subito, secondo i calcoli, sarebbe di 16,6 miliardi di euro.

Per risolvere il pasticcio delle pensioni il Governo Renzi modificherà le norme del Decreto Monti che la Consulta ha dichiarato incostituzionale. Il rimborso sarà garantito solo alle pensioni più basse, cioè a quelle da tre volte l'importo minimo fino ad un certo limite stabilito dal meccanismo della rivalutazione decrescente: si va dal 95% della rivalutazione per le pensioni da 1.500 a 2 mila euro lordi, al 75% per le pensioni dai 2.00 ai 2.500 mila, al 50% per le pensioni dai 2.500 ai 3 mila euro. In tal modo, si costruirebbe quella progressività non prevista dal Decreto Monti che ha portato alla bocciatura della Consulta.

Tuttavia il rischio di una procedura di infrazione dell'Unione europea è concreto: il 2,5% del rapporto deficit/Pil previsto per il 2015 permette una spesa di 8 miliardi di euro prima di infrangere il tetto del 3%. In tal caso si tratterebbe di "congelare" le pensioni più alte. Ma, pur restando dentro il 3%, l'infrazione potrebbe essere rilevata comunque per l'impossibilità del contenimento della spesa pubblica del Governo. Renzi e Padoan sono ottimisti sulla possibilità di utilizzare i margini della sentenza della Consulta in modo da rispettare i conti. Il decreto è atteso per i prossimi giorni.