Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha dichiarato illegittimo il blocco delle Pensioni applicato con la riforma Fornero, il governo Renzi cerca di correre ai ripari limitando il più possibile i danni. La Consulta ha infatti recentemente bocciato la norma contenuta nel decreto Salva Italia del governo Monti, che ha di fatto congelato l'adeguamento degli assegni al costo della vita per le pensioni superiori al triplo del minimo INPS (1.443 euro) nel biennio 2012/2013.
Una decisione che, stando ad alcune stime elaborate dalla UIL, pesa sui conti pubblici per oltre 10 miliardi: una pensione di 1.500 euro lordi, secondo i calcoli del sindacato, dovrebbe infatti ottenere 2.540 euro di rimborsi (85 euro a mese) per i due anni in cui la riforma pensioni ha bloccato l'indicizzazione degli assegni.
Rimborsi riforma pensioni 2015: le conseguenze per le casse dello Stato e il decreto blocca-ricorsi
E mentre la Corte ribadisce con forza che la sentenza risulta autoapplicativa dal giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, senza quindi il bisogno di effettuare alcun ricorso, da Palazzo Chigi si studiano interventi sulla riforma pensioni che evitino impatti disastrosi sulla finanza pubblica: "rispetteremo la sentenza della Consulta, minimizzando il costo per lo Stato", è quanto ha dichiarato il ministro Pier Carlo Padoan durante un'interrogazione in Senato.
Di diverso avviso sembra essere però il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti che, a titolo personale, esclude la possibilità che lo Stato possa "restituire a tutti l'indicizzazione delle pensioni" bloccate dalla riforma Fornero, aggiungendo che "per quelle più alte sarebbe addirittura immorale". Un'opinione che, stando ad alcune indiscrezioni riportate da Repubblica.it, ha messo in seria difficoltà il Governo che, attraverso fonti interne a Palazzo Chigi, ha bollato le dichiarazioni di Zanetti come estranee agli orientamenti dell'esecutivo.
Nonostante la presa di distanza però, secondo quanto si legge su alcuni organi di informazione, il Governo starebbe lavorando a ritmi serrati per rispondere alla Consulta con un decreto legge blocca-ricorsi in arrivo entro la prossima settimana.
Un'altra soluzione al vaglio dei tecnici potrebbe essere la rateizzazione dei rimborsi delle pensioni per tre o cinque anni, dopo aver risolto il problema relativo al calcolo degli interessi e alle modalità di erogazione. La priorità dell'esecutivo in materia di riforma pensioni è dunque al momento focalizzata sulla ricerca di espedienti che consentano di rispettare la sentenza della Corte Costituzionale, senza provocare contenziosi tra l'INPS e i milioni di pensionati che potrebbero presentare ricorso per ottenere i legittimi rimborsi delle pensioni.