Abbiamo parlato nei giorni scorsi della gravissima situazione della Scuola in Sardegna e dell'iniziativa intrapresa dal deputato Mauro Pili di Unidos nei confronti della Regione sarda affinchè venga fermata la riforma scolastica firmata Renzi-Giannini, ma c'è fermento in tutta Italia: oltre alla Campania, che ha definito 'misoginica' la legge N. 107/2015 e al Veneto, dove l'assessore all'Istruzione, Elena Donazzan è sul piede di guerra, anche in Calabria la Buona Scuola non piace affatto.
Ad alzare la voce è Giuseppe Graziano, consigliere regionale per la Casa delle Libertà: l'esponente calabrese del centrodestra ha parlato di 'mortificazione di anni e anni di sacrifici per i docenti calabresi, ma in generale per tutti gli insegnanti italiani.
Scuola, Giuseppe Graziano: 'Renzi non ne combina una giusta'
La riforma è il caos, afferma Graziano in un'intervista rilasciata al 'Giornale di Calabria', un caos che andrà a penalizzare, come ormai ci si è abituati, questa parte del nostro Paese. 'Renzi non riesce a combinarne una giusta' secondo il consigliere Cdl, tanto più che ci saranno insegnanti calabresi, anche con vent'anni di servizio alle spalle, che verranno spediti a centinaia e centinaia di chilometri dal loro luogo d'origine.
Per assurdo, in Calabria, ci sarebbe un estremo bisogno di docenti e invece il Ministero dell'Istruzione ha riconosciuto alla regione un numero di posti di molto inferiore a quelle che sarebbero le reali esigenze.
Assunzioni scuola, 'il governo fa solo gli interessi del Nord'
Graziano sbotta: 'Ma perchè si devono fare sempre e solo gli interessi delle regioni del Nord?' Ci eravamo illusi che Renzi con la Buona Scuola potesse dare finalmente una svolta all'istruzione in Italia e invece c'è solo una gran confusione, a cominciare dal piano assunzioni'.
Il consigliere regionale calabrese punta il dito contro la riforma scolastica e soprattutto contro il Ministero dell'Istruzione colpevole, a suo giudizio, di aver complicato volutamente la procedure delle immissioni in ruolo straordinario: sarebbe, invece, stato molto meglio semplificare le cose ed assegnare una cattedra secondo il criterio della regione di residenza.
Invece, i docenti meridionali saranno messi con le spalle al muro e costretti a dire di si ad un posto al Nord, con il rischio di vedersi beffati da colleghi che, pur avendo un punteggio minore (oltre magari a non aver mai insegnato...) potrebbero ritrovarsi seduti ad una cattedra a pochi chilometri da casa.