A settembre si dovrebbe finalmente discutere della proposta di riforma delle pensioni 2015 ad opera di Cesare Damiano, il Ddl n. 857. La figura del Presidente della commissione Lavcoro alla Camera suscita molta simpatia tra coloro che criticano la linea del governo Renzi in materia previdenziale e, in generem di welfare state: si tratta sicuramente di un dissidente, ma capace di gestire il proprio ruolo politico con serietà e capacità.
Il Ddl n. 857 fu presentato da Cesare Damiano nel lontano 30 aprile 2013, e da allora si trova al centro delle discussioni. Il governo Renzi, soprattutto nella persona di Giuliano Poletti, il Ministro del Lavoro, sembra voler bocciare la proposta a causa dell’eccessivo carico economico per le casse dello Stato. Un intervento di luglio della UIL chiariva, invece, come i fondi per la riforma delle Pensioni in questa direzione si potessero trovare piuttosto facilmente, combattendo realmente l’evasione fiscale e sottolineando come questa battaglia non sembra essere più all’ordine del giorno nel governo Renzi.
La proposta di Damiano e la riforma pensioni 2015 del governo Renzi
Il Ddl n.
857, conosciuto anche come ‘Quota 97’ in quanto richiama il dispositivo delle ‘quote’, prevede un meccanismo molto semplice per quanto riguarda la riforma delle pensioni 2015: si tratterebbe infatti, di permettere il pensionamento a coloro che decidono di uscire dal mondo del lavoro avendo compiuto almeno 62 anni di età e avendo versato almeno 35 anni di contributi. Il sistema prevede premialità e penalizzazioni: se si esce prima dei 66 anni di età, per ogni anno la penalizzazione sarà del 2%; se si esce dopo i 66 anni, per ogni anno di lavoro in più, il premio sarà del 2%. Il range, comunque, resta compreso fra i 62 anni ( soglia minima di pensionamento) e i 70 anni (soglia massima di pensionamento). Questa proposta di riforma delle pensioni sanerebbe anche la questione dei lavoratori precoci: con 41 anni di contributi, si potrebbe andare in pensione senza alcuna forma di penalizzazione.
Un’altra proposta di riforma pensioni 2015 a firma Damiano è quella della cosiddetta ‘Quota 100’, la quale sembra però convincere meno gli italiani e i pensionandi. Si tratta di un meccanismo piuttosto semplice: si va in pensione totalizzando ‘100’ tra età anagrafica e anni di contribuzione, con un minimo di 62 anni di età (che prevedono dunque 38 anni di contributi) o di 35 anni di contributi (che prevedono dunque 65 anni di età).
Entrambe le proposte non sembrano essere accolte in maniera positiva da parte del governo Renzi: l’Europa impone di non ritoccare la riforma pensioni Fornero o, comunque, di non accrescere la spesa previdenziale, Matteo Renzi sembra essere molto prudente, giocando un ruolo strategico tra le esigenze degli italiani e quelle della UE.
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