Il 24 giugno è una data importante per i dipendenti della Pubblica Amministrazione. La Corte Costituzionale in udienza, condannò il Governo a sbloccare i contratti del pubblico impiego che dal 2011 erano fermi. La Legge Fornero bloccò gli aumenti previsti per il rincaro del costo della vita per tutti i dipendenti statali. Il ricorso contro l’incostituzionalità del blocco della perequazione fu accolto dalla Consulta che il 23 luglio ne ha rese note le motivazioni depositando la sentenza. Da quel giorno, il Governo sta studiando un piano per fare in modo di aumentare gli stipendi ai dipendenti pubblici.

Mentre i Sindacati chiedono l’apertura di un tavolo di trattative per stabilire importi e modalità, manifestando anche sotto la sede del Ministero della Pubblica Amministrazione, il Governo ha fatto un primo passo rendendo pubblici alcuni dati su cosa intende fare. Immaginiamo che le polemiche saranno feroci.

Il piano del Governo

Il Ministro dell’Economia Padoan è al lavoro per trovare la copertura finanziaria per un esborso a carico dell’Erario di quasi 13 miliardi di euro. Questa è la cifra che dovrebbe costare al Governo lo sblocco dei contratti in base agli aumenti dei dati Istat. Il provvedimento però sarà scaglionato nel triennio 2016/2018. Il governo pensa di stanziare già con la prossima Legge di Stabilità le somme per l’anno 2016.

Il progetto dettagliato indica una spesa di 1,7 miliardi di euro per il 2016, 4,2 miliardi per il 2017 e 6,7 miliardi per il 2018. Tradotto in cifre più alla portata di normali lavoratori, come lo sono i 3,5 milioni di dipendenti pubblici, si tratta di un aumento di stipendio da gennaio 2016 di 486 euro annui, ovvero 37 euro (dovrebbero essere lordi) in più al mese.

Per il 2017 si dovrebbero ottenere 92 euro in più al mese e per il 2018 147 euro.

Ma i soldi dove li prenderanno?

Manco a dirlo, di soldi da spendere il Governo ne ha pochi. Tra clausole di salvaguardia da scongiurare, pareggi di bilancio e promesse di Renzi di cancellare la Tasi e di abbassare il prelievo fiscale, le casse pubbliche piangono.

Si può sperare di racimolare qualcosa con la crescita e la ripresa della nostra economia che genererebbe maggiori incassi, o da riduzione di limiti ed austerità da parte della UE. Sperare non costa nulla ma la speranza non porta soldi. Affidarsi a dati ipotetici sarebbe rischioso. Senza farsi trasportare dal facile entusiasmo, probabilmente il Governo, con la prossima Legge di Stabilità stanzierà importi minimi rispetto alle stime che stiamo trattando, almeno per l’anno prossimo. Ragionando con logica, probabilmente l’aumento medio dei contratti dal 1° gennaio 2016 sarà inferiore alle 37 euro al mese di cui parlavamo prima per poi aumentare negli anni successivi. Bisogna solo attendere ancora qualche giorno, il tempo che il Governo presenti la nuova Finanziaria e tutto sarà più chiaro.