Inizia un’altra settimana in cui il dibattito sulla pensione anticipata resta attuale, alla luce delle ultime notizie che lasciano poche speranze ai lavoratori. Quali novità ad oggi, 28 settembre 2015? Sul tema, ai microfoni di Repubblica TV, è intervenuto il vice presidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio: “Se per mandare in pensione prima le persone gli si taglia la pensione – ha detto l’esponente di punta del Movimento 5 Stelle – questo non è un modo per eliminare la riforma Fornero, è un modo per creare un’altra riforma come la riforma Fornero”.
La posizione dei pentastellati su proposte come la quota 41 o il contributivo per tutti è nota da tempo: contrarietà, perché qualsiasi forma di anticipo dell’uscita dal lavoro che comporta un taglio è, nel ragionamento del M5S, un ricatto che lo Stato fa ai lavoratori. Di Maio, tra l’altro, è intervenuto anche sulla manovra che riguarda la sanità e gli esami a pagamento, attaccando duramente il governo Renzi sulla sua idea di ridurre il paniere delle prestazioni erogate gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale.
Ultime pensione anticipata 2015, CGIL auspica un tavolo convocato dal governo
A differenza del Movimento 5 Stelle, la CGIL continua a sostenere la proposta della quota 41 per i lavoratori precoci ed a chiedere un tavolo al governo Renzi per discuterne.
A parlare, in una nota, è la sindacalista Vera Lamonica: “Il governo – si legge – deve convocare le organizzazioni sindacali per discutere della Legge Fornero e di come mettere mano alla flessibilità, è una questione urgente”. Per il sindacato occorre venire incontro ai precoci, fissando un paletto massimo di contributi previdenziali oltre i quali si può avere accesso alla pensione anticipata e dare loro giustizia sociale.
La CGIL, inoltre, chiede la risoluzione della questione che riguarda gli esodati attraverso l’attuazione della settima salvaguardia e dell’opzione donna, la cui proroga non è stata ancora attuata. Vera Lamonica, infine, sottolinea il meccanismo a suo avviso sbagliato previsto per i lavoratori usuranti il cui anticipo dell’uscita a 62 anni e 3 mesi in realtà è solo sulla carta dal momento che a svolgere questi mestieri sono spesso precoci che, a quella età, avrebbero già i requisiti di una eventuale quota 41.