Non accenna a placarsi il dibattito sulla riforma Pensioni 2015. Sono tanti i temi che stiamo seguendo in questi giorni: dalla maggiore flessibilità sulla pensione anticipata, fino alla questione degli esodati e della proroga dell’opzione donna. Ad oggi, 22 settembre, la situazione risulta essere piuttosto incerta e nel governo Renzi emergono alcune spaccature circa la strategia da adottare. Abbiamo intervistato in esclusiva Tiziana Ciprini, parlamentare del Movimento 5 Stelle protagonista la scorsa settimana di un lungosulle pensioni durante ilquestion time.

Ultime riforma pensioni 2015, quale futuro per la pensione anticipata?

Onorevole Ciprini, è in pratica da inizio legislatura che si parla della riforma delle pensioni: ogni giorno si discute di diverse proposte, molto spesso provenienti dalla minoranza PD, ma di passi in avanti concreti ce ne sono stati veramente pochi. Il Movimento 5 Stelle fin dal 2013 dice di voler abolire la riforma Fornero: e poi?

Noi siamo da sempre contro la riforma Fornero che ha portato a questo estenuante sistema delle salvaguardie: si inseguono come toppe che non finiscono mai, perché nella nave si aprono falle di continuo. Non ne usciremo più. Bisognerebbe abolire la riforma e consentire alle persone di andare in pensione in modo flessibile, ma senza penalizzazioni.

Il M5S è favorevole ad andare prima in pensione perché abbiamo sempre detto che mandare le persone in pensione a 70 anni crea un rischio per la sicurezza sul lavoro e soprattutto impedisce l’ingresso ai giovani, ed è anche uno dei fattori dell’aumento del tasso di disoccupazione giovanile

Ma ci teniamo a ribadire che la questione pensioni non è soltanto un argomento che riguarda gli anziani, ma coinvolge e travolge anche i giovani.

Nessuno conflitto generazionale, ma giovani e anziani sullo stesso fronte perché la difesa delle pensioni di oggi e una difesa del sistema pensionistico pubblico.

Il nostro infatti è un sistema a ripartizione: ossia i contributi di oggi non si accumulano per le pensioni di domani, ma servono a pagare le pensioni di oggi. Solo facendo lavorare bene e con tutele i giovani, che così pagano congrui contributi, si consente di mantenere in piedi il sistema pensionistico.

Lavoro di qualità dunque, non come quello del Jobs act, è la base per una seria riforma previdenziale.

Al M5S si possono rimproverare uscite talvolta poco felici ma almeno su una cosa tutti sono d’accordo: poche promesse e sincerità. Lei che in Parlamento ci lavora e più di noi conosce il clima che si respira probabilmente può dire qualcosa in più ai pensionandi, senza troppi giri di parole: la riforma delle pensioni si farà oppure no?

Qui è un continuo stop and go. A maggio Renzi “il nunzio”, annunciava che avrebbe cambiato la Fornero e introdotto la flessibilità nelle pensioni e a settembre si rimangia tutto, compresa la nonna col nipotino, che doveva andare in pensione a 60 anni per goderselo.

Il 17 settembre Padoan ha detto in diretta TV che una nuova riforma delle pensioni con la flessibilità in uscita è contro i principi di bilancio e che quella fatta dalla Fornero è una legge d’avanguardia.

Il 21 settembre Poletti dice che forse la flessibilità in uscita la si può fare nella stabilità.

Oramai ci abbiamo fatto il callo a questa schizofrenia. Noi siamo per fare una seria e onesta riforma delle pensioni coinvolgendo i cittadini e le parti sociali, ma temiamo che il governo se ne esca con un nuovo pastrocchio tecnico come quello che scaturì con la Fornero. Faremo attento fiato sul collo per impedire nuovi disastri. Renzi, Poletti e Padoan sono avvertiti: saranno i nostri sorvegliati speciali.

Ogni volta che si torna a parlare di rimettere mano alle sistema pensionistico, infatti, i 16 milioni di pensionati italiani tremano, perché non si fidano più di uno Stato che li ha più volte traditi facendo saltare in aria il patto sociale tra cittadini e Stato.

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