I docenti della Scuola italiana sono sempre più anziani. La constatazione arriva all'indomani del fallimento delle politiche legate alla pensione anticipata che avrebbero potuto garantire quel ricambio generazionale, peraltro previsto anche dalla Buona Scuola, necessario ad abbassare l'età media degli insegnanti. 

Età media dei docenti della scuola italiana: tra le più alte d'Europa, le assunzioni del 2015/16 l'hanno alzata

L'andamento da terza età nella scuola, fa sapere Italia Oggi, emerge dalla media degli oltre 700 mila professori di ruolo, dei 30 mila docenti con età media di 64 anni e 8 mesi che sono andati in pensione lo scorso 1° settembre e dei circa 40 mila nuovi immessi in ruolo con le prime fasi di assunzione previsti dalla legge 107/2015.

L'età media dei docenti nello scorso anno scolastico si attestava intorno ai 55 anni di età: un dato che colloca i professori italiani tra i più anziani d'Europa. Chi si attendeva il ricambio generazionale con la Buona scuola di Renzi rimarrà deluso: infatti, la media dei nuovi assunti a tempo indeterminato e dei precari che verranno assunti nei prossimi mesi si innalza all'intervallo tra i 40 ed i 50 anni, più alto di quello registrato all'inizio dell'anno scolastico 2014/2015. In tal modo è preclusa agli studenti la possibilità di ascoltare in cattedra un docente più giovane con un'istruzione al passo con i tempi e, soprattutto, agli alunni delle scuole primarie di evitare maestre con più di 67 anni, per la maggior parte già nonne. 

Flop ricambio generazionale nella scuola, tre cause: concorsi, Fornero e fallimento pensioni anticipate

Due sono state le cause che non hanno permesso il ricambio generazionale: la mancanza di concorsi a cattedra che avrebbero potuto abbassare l'età anagrafica mandando in pensione un numero maggiore di docenti e la Riforma Fornero che, a partire dal 1° gennaio 2012, ha impedito a larghe fasce di docenti di andare liberare le cattedre per via del cambio dei requisiti di età e di anni di contributi. 

Aggiungiamo, però, l'ultima causa che, probabilmente, spezzerà il cammino verso il ricambio generazionale per un po' di anni: proprio in questa settimana sono tramontate le ipotesi di adozione di una riforma delle pensione da discutere nella prossima Legge di Stabilità.

Eppure le possibilità di mandare in pensione anticipata un congruo numero di docenti poteva essere attuata con l'uscita flessibile da lavoro a 62-63 anni con almeno 35 anni di contributi: la riduzione del 3% per ogni anno di anticipo rispetto all'età fissata per la pensione di vecchiaia con i requisiti della Fornero, sembrava poter essere un compromesso accettabile. Nemmeno le strade tracciate dal presidente dell'Inps, Tito Boeri di un ricalcolo delle Pensioni con il solo metodo contributivo e quella del prestito pensionistico saranno praticabili in tempi brevi. 

Insomma, anche nella scuola continuerà a tener banco per alcuni anni l'errore commesso con la riforma Fornero la cui applicazione ha prodotto, per lo stesso a.s. 2011-2012, due differenti normative: quella più favorevole riservata a chi ha fatto in tempo ad andare in pensione prima del 1° gennaio 2012 e quella più penalizzante per chi ci è andato dopo.