Ora la Buona Scuola voluta dal Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è a pagamento. Nell’istituto tecnico “Mossotti” di Novara è stato reso obbligatorio il pagamento, da parte degli studenti, della quota che serve a finanziare l’erogazione dei servizi scolastici e la manutenzione della struttura.

Agli studenti che non pagano o che non possono sostenere la quota è preclusa la possibilità di prendere parte alle gite o agli stage, oltre a non poter utilizzare il wifi e gli altri device informatici fuori orario delle lezioni.

Ma non è finita: chi non partecipa al contributo è anche obbligato al pagamento di una multa di dieci euro.

Scuola, il pagamento del contributo è obbligatorio?

Il caso della Buona scuola a pagamento fa discutere: se ne sono occupati esponenti di Sel che hanno chiesto chiarimenti al Governatore del Piemonte, Sergio Chiamparino e al ministro Giannini.

Il dirigente dell’istituto, Rosella Fossati ha diramato la circolare numero 25 con la quale ha messo in evidenza che proprio a causa dei tagli delle erogazioni dello Stato è necessario il pagamento del contributo per poter svolgere le lezioni ed assicurare sicurezza e condizioni di salute ottimali negli ambienti scolastici.

Con l’incasso dei contributi la scuola fa fronte, tra le altre necessità, alla riparazione dei bagni, al ristabilimento degli intonaci e all’acquisto delle lavagne elettroniche. Gli alunni che non versano il contributo, che solo formalmente può essere considerato volontario, non potranno partecipare a tutte le attività extrascolastiche che comprendono, tra le altre, le attività sportive, di studio e tutto ciò che amplifica l’offerta educativa.

Giannini, Miur: “E’ un contributo volontario”

Già un mese fa, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini era intervenuta sulla questione "co-partecipazione" alle spese scolastiche in un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale. “Non è una tassa, ma un contributo volontario - ha esordito il ministro - E, tuttavia, daremo un indirizzo preciso in questa direzione ai presidi perché possano, anzi debbano in molti casi, chiedere la collaborazione dei genitori degli studenti per determinati progetti che non saranno il classico acquisto della carta igienica”.

Tuttavia, proprio a partire da queste dichiarazioni, tanti docenti e studenti hanno iniziato a pubblicare, nei gruppi di Facebook, foto della situazione dei bagni della propria scuola. E, senza troppo stupore, la carta igienica manca un po’ ovunque. Per questo motivo, il preside Fossati ha reso obbligatorio il contributo che, inizialmente, era volontario: nella scuola mancano le risorse economiche e ognuno si arrangia come può. E, a cascata, se i soldi non arrivano dal Governo, è scontato che dovranno essere i fruitori del servizio a pagare di tasca propria.