L'ambizioso Piano Nazionale Scuola Digitale, propagandato dal Ministro Giannini e finanziato con un miliardo di euro, sembra partire col piede sbagliato. Nelle scuole italiane, infatti, stanno arrivando gli animatori digitali (docenti specializzati nell'organizzazione di attività informatiche) ma il loro futuro si presenta pieno di ostacoli: istituti senza linea internet, stipendio incerto e selezione poco trasparente sono gli scenari che ruotano attorno questa nuova figura di docente.
La scuola italiana, già nel caos con i neo-immessi sul potenziamento della Fase C, rischia di ritrovarsi addosso una valanga di novità che stentano ad essere assorbite correttamente.
Meno di 1.000 euro annui
Sono 8.303 gli animatori digitali che inizieranno la loro avventura negli istituti in cui esercitano già la professione: si tratta, infatti, di docenti di ruolo cui è demandato lo sviluppo e la promozione dell'innovazione tecnologica. Dovranno occuparsi di alfabetizzazione informatica degli altri docenti, dovranno curare gli aggiornamenti sui siti dell'istituto e, in teoria, dovranno creare progetti sperimentali.
Ma quanto guadagneranno questi docenti? Il Ministero ha stanziato per questa nuova figura di docente 8,5 milioni di euro, una bella cifra se considerata nella sua interezza ma, in realtà, suddivisa per il numero degli animatori, porta ad un compenso netto di meno di 1.000 euro annui, poco più di 84 euro al mese. Una cifra, dunque, irrisoria se rapportata alla mole di lavoro e di responsabilità che questi docenti dovranno sobbarcarsi; è altrettanto vero che per gli animatori digitali è prevista anche una spesa per la formazione professionale di 850mila euro (meno di 100 euro annui ciascuno) ma, di questi tempi, anche una bassa retribuzione può essere una piccola risorsa a cui pochi riescono a sottrarsi.
La scelta e le infrastrutture
La selezione degli animatori digitali ha seguito vie divergenti: alcuni dirigenti hanno delegato il consiglio d'istituto per la nomina dell'incarico, altri hanno confermato il solito docente che volontariamente, negli anni passati, ha assolto questo compito in modo del tutto gratuito; altri ancora, in maniera più autonoma, hanno scelto personalmente il docente cui assegnare l'incarico, riaccendendo così la polemica legata ai cosiddetti "presidi sceriffo" introdotti, nell'immaginario collettivo, con la riforma sulla Buona Scuola del governo Renzi. Questo però, al momento, sembra essere l'ultimo dei problemi: in moltissimi istituti manca una connessione internet adeguata o è addirittura assente e la percentuale dei docenti in grado di saper usare correttamente un computer è inferiore alla media europea. Per tutte le altre notizie sul mondo della scuola seguimi e leggi i miei articoli su Blasting News.