È stato firmato recentemente l’accordo che definisce i criteri e le regole del nuovo contratto sulla mobilità che regolamenta il trasferimento degli insegnanti da una Scuola all’altra. La contrattazione non è stata affatto indolore e con qualche mal di pancia: dopo mesi di scontri si è arrivati al compromesso anche se non unanime. L’accordo è stato firmato da Cisl e Uil scuola, Flc Cgil e Snals, ma non dalla Gilda degli insegnanti che considera il contratto come un mezzo “che creerà un’ingiusta disparità di trattamento tra docenti che svolgono lo stesso lavoro”.
Ciononostante, l’accordo siglato lo scorso 10 febbraio avrà importanti conseguenza nella vita di professori e maestri: vediamo dunque come cambierà la mobilità dal 2016.
Mobilità 2016, cosa cambia dopo l’accordo
Fino ad oggi i trasferimenti dei docenti prevedevano che gli spostamenti venissero fatti da una scuola all’altra sulla base del punteggio accumulato grazie ad anni di servizio e titoli. Per cambiare scuola perciò bisognava presentare apposita istanza e indicare una o più sedi scolastiche. A quel punto, se tra le scuole indicate veniva liberato un posto, tutti coloro i quali avevano espresso la preferenza per tale sede concorrevano con il proprio punteggio e il più alto otteneva il posto, mentre gli altri avrebbero dovuto aspettare l’anno seguente per una nuova chance.
Da settembre invece, per tutti i docenti appena assunti con le fasi B e C si presenta una vera e propria rivoluzione riguardo alla sede definitiva da assegnare. Qualche tutela in più per coloro i quali faranno domanda di trasferimento di provincia in provincia (basti pensare alle migliaia di emigrati verso il nord per ottenere il ruolo e che adesso ambiscono ad avvicinarsi a casa). Secondo la Uil stiamo parlando di circa 250mila domande cui verrà concesso il trasferimento solo ad una piccolissima parte.
I nuovi ambiti territoriali, resta la chiamata diretta del dirigente
La questione, infatti, è resa complicata dai nuovi ambiti territoriali. Con le nuove disposizioni, chi è intenzionato a chiedere il trasferimento non dovrà più esprimere preferenza per la scuola (o le scuole), bensì per l’ambito territoriale.
Vale a dire che il docente dovrà esprimere preferenza per un’area subprovinciale più vicina alla sede preferita. A questo punto, se scatta il trasferimento, l’insegnante dovrà sperare che il dirigente della sede prescelta noti il suo curriculum e gli proponga un contratto triennale. Rispetto a prima infatti il trasferimento non verrà più gestito da un cervellone elettronico, ma subordinato alla chiamata dei cosiddetti presidi-sindaci. Diversamente, il candidato verrà trasferito in un’altra sede dello stesso ambito territoriale. Tuttavia, se originariamente la nuova mobilità si sarebbe dovuta applicare indistintamente a tutti, con l’accordo appena firmato la transazione avverrà per gradi. Gli assunti fino al 2014/2015 potranno infatti fare domanda scegliendo direttamente la sede se si spostano all’interno della provincia, mentre al di fuori di essa dovranno indicare l’ambito territoriale e qualora scatti il trasferimento potranno anche scegliere la sede.
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