Spesso usati come punizione più che come strumento didattico, i compiti a casa sono da sempre l’incubo di ogni studente. Recentemente si è acceso il dibattito attorno alla reale utilità ed efficacia dei compiti a casa, specie quelli per le vacanze. «Nelle diverse epoche storiche i compiti a casa sono stati più o meno raccomandati» - chiarisce Miriam Clifford, docente e blogger di InformED, spiegando come nel 1901 in California ci fu addirittura una legge per limitarne il carico.
Compiti per le vacanze, perchè non assegnarli
A distanza di più di un secolo sembra che i docenti invece facciano a gara per affibbiarne il più possibile. Eppure, destano un certo allarme le statistiche relative ai problemi di “sovraccarico di informazioni” che renderebbero di l’efficacia dei compiti a casa pressoché nulla se eccessivi. A questo proposito è intervenuta l’US National Education Association che ha suggerito il carico “ottimale” di compiti da assegnare doposcuola: dieci minuti per classe a partire dalla prima e via via incrementando, partendo appunto da un minimo di dieci fino ad un massimo di due ore al giorno per i maturandi.
Dal canto suo la Clifford ha elaborato una lista di 20 motivi per cui gli insegnanti dovrebbero evitare di assegnare i compiti a casa durante le vacanze. Con un po’ di sintesi ne abbiamo scelti 10:
Anacronistici – Con l’aiuto di computer e tablet gli studenti apprendono praticamente in maniera costante, bombardati costantemente e in maniera più o meno diretta da informazioni di vario genere. Creare un vero interesse per l’apprendimento chiedendo ai ragazzi di fare ricerche su temi che li interessano indipendentemente dal programma.
Inefficaci – Secondo alcuni studi della Duke University un carico eccessivo di esercizi finisce col diventare un’attività controproducente: meglio un impegno semplice e breve che dia libero sfogo agli interessi degli studenti, magari coinvolgendo anche le stesse famiglie.
Ripetitivi – La Clifford sconsiglia l’abuso delle classiche “schede di lavoro”, ripetitive e frustranti si sono dimostrate inefficaci per l’apprendimento. Meglio una lettura creativa magari proprio sulle vacanze.
Non solo libri - Ma anche film, spettacoli teatrali, musei o altre attività a scelta connessa con gli argomenti del programma: aiutano la coesione familiare e aiutano a sviluppare reale interesse verso gli argomenti della materia.
Non solo carta e penna – Gli alunni dovrebbero essere stimolati a fare attività diverse, osservando e attingendo dal mondo reale, magari aiutando i genitori e osservando il lavoro dei grandi, potrebbero così gettare le fondamenta di ciò che vorranno fare una volta adulti.
Sport e relazioni – Troppi compiti levano il tempo allo sport e alla coltivazione di sani rapporti sociali, indispensabili nella crescita degli adulti del futuro.
Famiglia – Le vacanze sono un momento fondamentale che avvicina tutta la famiglia: troppi compiti leverebbero del tempo prezioso che altrimenti i ragazzi potrebbero spendere con la propria famiglia.
Compiti a piacere – Lo studio fomentato da un reale interesse in qualcosa si trasforma da attività punitiva e noiosa ad una cosa stimolante e appagante, insegnando che studiare non è solo qualcosa che si deve fare per forza ma che può anche divertire. Un progetto aperto in cui gli studenti possano approfondire argomenti o materie secondo il loro personale interesse potrebbe davvero stimolarli.
Volontariato – Specialmente durante le vacanze pasquali ed estive ad esempio si potrebbe fare qualcosa per la comunità, come aiutare gli anziani o raccogliere la spazzatura dagli spazi verdi, trasformando una giornata all’aria aperta in un’importante lezione di educazione civica o ecologia.
Risultati – La Clifford ricorda infine che i paesi che sono soliti assegnare più compiti sono lungi dall’essere i migliori: uno studio di Stanford rivela che gli studenti con performance migliori sono proprio quelli che passano meno ore sui libri nel doposcuola rispetto agli altri.