Dopo la firma del decreto sul part-time agevolato da parte del Ministro de Lavoro e delle Politiche Sociali Giuliano Poletti, il Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano si vede ancora una volta costretto a lanciare un appello al Governo affinché venga adottato un provvedimento che possa rendere più flessibile l'uscita dall'attività lavorativa.

Ecco perché Damiano dice no al part-time

Stando alle dichiarazioni di Cesare Damiano, infatti, il part-time a favore dei lavoratori a cui mancano non più di tre anni al pensionamento, potrebbe rimanere inutilizzato e inoltre, non sbloccherebbe il cosiddetto turnover, ovvero il ricambio generazionale per favorire l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro.

Il deputato del Partito Democratico, avrebbe poi ricordato che, per attuare l'intervento sono stati stanziati circa 240 milioni di euro che risulterebbero comunque insufficienti per permettere il beneficio a tutti i lavoratori. Tale somma, infatti, darebbe la possibilità di ricorrere al part-time a partire dai 63 anni solo a circa 20 mila lavoratori. Una vera e propria ingiustizia, secondo l'ex ministro del Lavoro, che potrebbe essere l'ennesima stortura approvata dal Governo.

Damiano propone l'uscita a partire dai 62 anni

È questo il motivo che spinge Cesare Damiano ad incalzare ancora una volta l'esecutivo ad intervenire sulla famigerata flessibilità in uscita dando la possibilità a migliaia di lavoratori che ormai da anni sono alle prese con la Legge Fornero, di lasciare il lavoro a partire dai 62 anni di età anagrafica e 35 anni di versamenti contributivi accettando una penalità massima dell'8% sull'assegno pensionistico.

Una misura che, stando all'ipotesi elaborata dallo stesso Damiano, richiederebbe degli oneri per i primi quattro anni da compensare per i successivi venti anni.

Per i lavoratori precoci, invece, è prevista l'uscita anticipata dopo il raggiungimento di almeno 41 anni di versamenti contributivi indipendentemente dall'età anagrafica e senza penalizzazioni.

"I soldi per la flessibilità ci sono. Si possono usare per correggere il sistema stesso nei vari punti di sofferenza: flessibilità in uscita, lavoratori precoci, esodati, ricongiunzioni, lavori usuranti e indicizzazione delle Pensioni al costo della vita", ha spiegato Damiano.