Non mancherà di sollevare polemiche il contenuto della circolare che il preside dell'Istituto comprensivo di Thiene, in provincia di Vicenza, invierà, nei prossimi giorni, a tutti i genitori. 'Basta cellulare tra gli studenti, sia a Scuola che a casa'. Carlo Maino, infatti, ritiene che gli studenti della sua scuola media passino troppoe ore davanti al loro smartphone, soprattutto chattando su WhatsApp o dedicandosi ai loro social network preferiti come Facebook: così facendo starebbero sottraendo tempo prezioso da dedicare allo studio ma anche al proprio riposo.
I genitori, dunque, saranno tenuti a rispettare il divieto di utilizzare il cellulare, da parte dei loro figli, nelle ore pomeridiane e notturne.
Ultime news scuola 15 aprile: preside vieta a studenti uso cellulari anche fuori da scuola
Il preside Maino, nel corso di un'intervista rilasciata al quotidiano 'Il Giornale di Vicenza', ha posto l'attenzione sul fatto che la sua scuola, da anni, proibisce agli alunni di portare il proprio cellulare in classe e durante le gite scolastiche: si ritiene, infatti, che nell'ambiente scolastico il cellulare non abbia alcuna funzione se non quella di distrarre i ragazzi. 'Gli studenti sanno bene come il regolamento venga applicato rigidamente - sottolinea il preside - tant'è che, in caso di trasgressione, scatta la sospensione'.
Troppo tempo su WhatsApp e Facebook e poi c'è il bullismo
Il fatto è che la scuola si è resa conto, da qualche tempo a questa parte, che i ragazzi, una volta tornati a casa dalle lezioni, dedicano interi pomeriggi a WhatsApp e a Facebook, un continuo botta e risposta che non fa altro che distrarre i ragazzi dallo studio. Oltre a questo, si devono aggiungere i casi di bullismo. Il preside dell'Istituto ha menzionato il caso di un ragazzo che ha denunciato un attacco 'notturno' da parte di alcuni suoi compagni, con messaggi inviati alle due di notte.
'E' una situazione assurda - ribadisce il dirigente scolastico - specialmente se si tiene conto che stiamo parlando di ragazzi con età compresa tra gli undici e i tredici anni. Ecco perchè ho ritenuto giusto coinvolgere le famiglie in questo problema e responsabilizzarle maggiormente, nonostante mi renda conto che molti genitori lavorano durante il pomeriggio: ritengo, ad esempio, che non dovrebbero esserci delle password sui cellulari dei ragazzi, in modo che i genitori possano accedere al loro contenuto in qualsiasi momento'.