Non ci sono i soldi per risarcire i precari e per i docenti immessi in ruolo a cui spetta la ricostruzione della carriera. Questa è la risposta che la sottosegretaria Velo ha fornito ad una interrogazione parlamentare. Questa era stata presentata dal pentastellato Marco Brugnerotto e riportava il numero 3-02237 dopo l'accoglimento dell'ordine del giorno relativo proprio alla ricostruzione di carriera.
Non ci sono i soldi è il ritornello vecchio e stantio che ci si sente ripetere dal governo e dal Miur quando si tratta di stabilizzare i docenti. I docenti abilitati precari continuano ad affollare le aule dei tribunali che sciorinano sentenze di risarcimenti per l'errata applicazione della norma sui contratti a termine.
Il giudizio dell'interpellante
Il cittadino cinque stelle Marco Brugnerotto affida al portale Orizzonte Scuola le sue riflessioni sull'ambiguità delle risposte ottenute dal sottosegretario Velo. Non piace in particolare la differenza circa la natura del tipo di servizio svolto dai docenti, alludendo alla differenza tra II e III fascia nello svolgimento delle supplenze.
Il lavoro che fanno è uguale e quindi non si capisce perché per gli uni vale in un modo e per gli altri in un altro. La marcia indietro del governo circa la disponibilità dei fondi è decisamente sorprendente visto che nella legge 107 le risorse erano state messe a bilancio.
Niente risorse per l'anzianità di servizio
Determinare in modo differenziato l'anzianità di servizio significa incidere sulle risorse messe a disposizione per retribuire i docenti di ruolo così come stabilito con la legislazione vigente, includendo nel conto anche il rinnovo dei contratti. Ma questa parte della risposta all'interrogazione parlamentare viene contestata perché se non ci sono i soldi per pagare gli stipendi normali figuriamoci se ci sono per il riconoscimento dell'anzianità del servizio e degli anni pre-ruolo.
Spese processuali
Su questo punto ribatte Brugnerotto quando allude che i soldi invece ci sono. Le diverse sentenze di condanna al risarcimento in favore dei docenti incidono pesantemente sulle casse dello stato perché o ci si ostina a promulgare leggi incostituzionali e ad personam, oppure più semplicemente non si è capaci di gestire e governare per riformare davvero la scuola.