Il nodo della 'chiamata diretta', soprattutto dopo lo strappo insanabile con i sindacati, è arrivato al dentro delle discussioni sul mondo della Scuola. La 'chiamata diretta', vera e propria rivoluzione nel sistema dell'istruzione italiana, è stata proposta soprattutto per portare a compimento il processo dell'autonomia scolastica: la possibilità, in parole semplici, per una scuola di un determinato territorio e in connessione con le altre agenzie operanti nella medesima zona, di mettere in campo una progettazione didattica 'differenziata' a seconda delle esigenze che si pongono.

La notizia che riportiamo riguarda un intervento pubblicato su La tecnica della scuola, sito di informazione scolastica, che, analizzando in profondità il provvedimento che sta per essere varato, ne ritrova una serie di contraddizioni insanabili. Il giudizio è piuttosto perentorio: la scuola italiana uscirà sì rivoluzionata dalla riforma della 'chiamata diretta', ma rivoluzionata in peggio.

Dalle bustarelle ai ricatti: la scuola della 'chiamata diretta'?

Il primo punto che si sottolinea, per quanto riguarda la rivoluzione della 'chiamata diretta', è che essa avvicinerà di molto le procedure della scuola pubblica a quelle della scuola parificata: come in queste ultime, il dirigente ha piena facoltà di scegliere i propri collaboratori, anche nella scuola pubblica sta per accadere la medesima cosa.

Quali sarebbero, allora, secondo l'estensore dell'articolo, le conseguenze? Se il dirigente scolastico è una persona che ha realmente a cuore la propria istituzione, allora potrà anche scegliere realmente i docenti 'migliori' (anche se la tempistica strettissima sembra limitare anche questa possibilità), ma se il preside è invece un 'marpione' (questo il termine utilizzato), allora a farla da padrona potrebbero essere le bustarelle, i ricatti e gli indirizzi ideologici.

Quest'ultimo punto viene particolarmente enfatizzato: è possibile che un dirigente scolastico che ha una certa 'idea' della vita in comune e della politica possa scegliersi una squadra assolutamente consenziente, rendendo la scuola un luogo in cui si rischia di limitare in profondità non solo la libertà d'insegnamento ma anche quella di apprendimento.

Il 'furore ideologico del governo' sulla chiamata diretta

Secondo Pasquale Almirante, l'estensore dell'articolo, il funzionamento stesso della chiamata diretta non potrà che portare a situazioni contraddittorie: innanzitutto, si parla di 'mercato delle competenze' – il docente dovrà essere imprenditore di se stesso, acquisire quanti più titoli è possibile per riuscire a vendersi al meglio e questo rischia di portare a una competizione, anche interna alla medesima istituzione scolastica, che rischia di inficiare anche la collegialità che dovrebbe regnare nella scuola. Per quanto riguarda la possibilità di riuscita del referendum, l'autore dell'articolo è scettico, anche perché definisce 'furore ideologico' l'insistere del governo sul punto della 'chiamata diretta' con piena discrezionalità da parte del dirigente.

Insomma, secondo la maggior parte della stampa e dei docenti, la 'chiamata diretta' potrebbe costituire il colpo di grazia alla scuola. Per aggiornamenti, cliccate su 'Segui' in alto sopra l'articolo.