Sono tante le donne che si assentano dal Lavoro quando hanno il ciclo mestruale. Per fronteggiare tale situazione sul versante lavorativo, 4 deputate del Pd hanno pensato di introdurre nell'ordinamento italiano il diritto al congedo mestruale

Sarà necessario un certificato medico

Leggendo il testo si nota che le lavoratrici potranno assentarsi dal lavoro per 3 giorni al mese.

Sarà comunque necessario un certificato medico che attesti il disagio e il dolore durante il mestruo. Si calcola, infatti, che gran parte delle donne italiane soffre durante il ciclo mestruale. La dismenorrea colpisce dal 60 al 90% delle donne che vivono nel Belpaese: una percentuale che fa riflettere. Una delle deputate che ha presentato il testo di legge sul diritto al congedo mestruale sottolinea che la legge tutelerebbe moltissime lavoratrici italiane. Il certificato medico, inoltre, rappresenterebbe lo strumento per evitare imbrogli ai danni dello Stato.

La dismenorrea porta molte lavoratrici a restare a casa; quindi, secondo le deputate dem, la questione merita molta attenzione. 

Diritto a prescindere dalla tipologia del contratto di lavoro

Se venisse approvata la proposta di legge, le lavoratrici potrebbero restare a casa fino a 3 giorni al mese. Ovviamente, servirà un certificato rilasciato da un medico specialista. Durante il congedo, alla donna lavoratrice verrebbero riconosciuti i contributi e le indennità previste dalla legge. A beneficiare del congedo mestruale sarebbero tutte le lavoratrici, a prescindere dal contratto di lavoro; quindi il diritto spetterebbe sia alle lavoratrici a tempo indeterminato che a quelle precarie. 

C'è chi, però, è scettico e contesta la proposta di legge sul diritto al congedo mestruale.

Marina Salamon, presidente di Altana (azienda leader nel settore dell'abbigliamento per bimbi), reputa "una cretinata" la proposta perché sia i lavoratori che le lavoratrici possono mettersi in malattia quando lavorano. Il riconoscimento del diritto al congedo mestruale, per la Salamon, non aiuta le donne ma le svilisce: i datori di lavoro, infatti, sarebbero ancora più cauti prima di assumere una donna.