Il morbo di alzheimer è una malattia degenerativa della quale conosciamo oramai sintomi, e soprattutto elementi degenerativi che portano alla completa distruzione cognitiva. La perdita di memoria è uno degli elementi che l'Alzheimer mostra a uno stadio abbastanza avanzato, e a quanto pare secondo uno studio effettuato da alcuni ricercatori dell'Università di Manchester, è possibile ripristinare tale carenza con un farmaco utilizzato in medicina per alleviare i Dolori mestruali. Sembra una cosa incredibile, ma i test avrebbero dato al momento risultati più che soddisfacenti.
Una nuova frontiera contro l'Alzheimer
Dopo l'ultima scoperta che è stata fatta dai ricercatori dell'Università di Cambridge, che hanno individuato la 'firma genetica' dell'Alzheimer, questo è senza dubbio un ulteriore passo in avanti. Si tratta di un farmaco chiamato 'Lysalgo', il cui principio attivo è rappresentato dall'acido mefenamico. E' un antinfiammatorio che agisce sulle infiammazioni che sono generate dall'Alzheimer, andando a ripristinare almeno una parte della memoria perduta. Insomma le due scoperte se ben integrate, potrebbero essere la svolta per curare in modo completo questa malattia terribile.
Test solo sulle cavie
Al momento i test sono stati effettuati solo sui topi che sono stati sottoposti a test molto articolati, ne sono stati studiati 20.
10 sono stati curati con un placebo, e gli altri con l'acido mefenamico. Le cavie transgeniche che avevano manifestato sintomi dell'Alzheimer e che sono stati trattati con l'antiinfiammatorio, hanno risposto positivamente recuperando gran parte delle funzioni mnemoniche, paragonabili secondo i ricercatori agli animali sani.
Un risultato incredibile che potrebbe davvero essere una svolta nella battaglia contro il morbo di Alzheimer.
Studi basati su precedenti ricerche
Lo studio è cominciato sulla base di ricerche precedenti, che avevano constatato il sorgere dell'infiammazione al cervello nei casi di Alzheimer e che tale infiammazione andava a peggiorare la gravita della degenerazione.
Per cui i ricercatori sono andati a cercare qualcosa che potesse contrastare l'infiammazione, per attaccare in maniera inversa il processo neurodegenerativo. Al momento gli stessi ricercatori invitano alla cautela, dicendo che nonostante le cavie abbiano risposto più che positivamente alla somministrazione del farmaco, non si può gridare alla vittoria fino a che non sarà testato sull'uomo e darà lo stesso risultato. In ogni caso è un tassello ulteriore alla lotta conro le malattie degenerative e progressive, che fino a ieri non lasciavano speranza, oggi invece grazie alla ricerca è apparsa una luce in fondo al tunnel.