L'Ape di Renzi, la nuova formula di pensione anticipata su base volontaria col prestito previdenziale elaborata nel quadro della riforma Pensioni che sarà incardinata in legge di Stabilità, avrà complessivamente penalizzazioni (tra rate e assicurazioni) di più del 25% dell'importo totale del trattamento pensionistico per venti anni. Chiedere l'Anticipo pensionistico così come intenzionato a introdurre il Governo Renzi appare un'azione sconveniente per i lavoratori, le eccessive penalizzazioni porteranno con molta probabilità a non utilizzare, o a utilizzarlo in maniera scarsa, questo nuovo strumento previdenziale.

Pensioni, parla l'ex ministro Fornero

A pensarla così è l'economista Elsa Fornero, ex ministro del Lavoro e delle Politiche sociali che nel 2011 predispose la riforma pensioni varata dal Governo Monti il sostegno parlamentare della maggioranza di larghe intese che andava dal Partito democratico a Forza Italia. "La mia impressione - ha detto l'economista piemontese i un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa Ansa - è che si sia adottata questa soluzione ben sapendo - ha sottolineato la Fornero - che sarà scarsamente utilizzata". L'ex ministro nell'intervista all'Ansa ha ricordato di aver mostrato scetticismo sulla misura del Tfr (trattamento di fine rapporto) in busta paga che in effetti si è rivelato fallimentare e che adesso è scettica allo stesso modo sull'Anticipo pensionistico volontario così fortemente penalizzato.

L'economista boccia l'Ape di Renzi

"Economicamente non è conveniente - ha spiegato Elsa Fornero parlando dell'Ape di Renzi - indebitarsi per uscire prima dal lavoro. La stragrande maggioranza delle persone - ha aggiunto - non lo farà". Qualcuno probabilmente, messo con le spalle al muro da una normativa previdenziale molto rigida, accetterà le penalizzazioni pur di uscire dal lavoro. "Ci saranno eccezioni - ha detto l'ex ministro del Lavoro - per ragioni famigliari o personali. Ma non si tratterà - ha spiegato - di un numero rilevante". Le critiche della Fornero all'Ape di Renzi sono sostanzialmente uguali a quelle espresse dai sindacati in attesa di un ulteriore approfondimento insieme al governo.