Oggi a Palazzo Chigi, Governo e sindacati torneranno ad incontrarsi per definire il pacchetto previdenziale. Dal momento che la data prevista per il Consiglio dei Ministri che approverà la manovra finanziaria è il 15 ottobre, cioè domani, appare evidente che l’incontro odierno sarà quello decisivo. Ciò che si farà oggi quindi, non potrà più essere corretto, almeno nell’immediato, perché poi ci sarebbero interventi e decreti singoli che, sia dal punto di vista della tempistica, che delle possibilità di riuscita, non danno certezze.
Il Governo oggi elencherà tutti i punti previdenziali che inserirà nella Legge di Bilancio e tutto quello che rimarrà fuori.
Come rendere appetibile l’APE
Un dato assoluto è che l’APE non piace quasi a nessuno, perché andare in pensione, accettando di indebitarsi con una banca che presterà i soldi al lavoratore, dai 63 anni ai 66,7 e che poi li rivorrà indietro con interessi e spese varie, sembra poco appetibile. Nell’incontro di oggi, nessuna illusione per precoci, usuranti e tutte le altre speranze di soggetti che sono stanchi di lavorare e vorrebbero accedere alla meritata pensione dopo anni ed anni di sacrifici.
Con ogni probabilità, il Governo presenterà l’insieme delle misure con cui spenderà 1,5 miliardi di euro che è la cifra stanziata per la previdenza nel 2017. Quota 41 per tutti resterà un sogno e probabilmente anche quella limitata ai disoccupati e meritevoli di tutela nella forma assistenziale di cui tanto si è parlato. Anche l’ampliamento delle categorie di lavori usuranti probabilmente resterà al palo, nulla da fare per infermieri, maestre e così via. Cosa vuoi, con 1,5 miliardi complessivi, con le quattordicesime da aumentare ed estendere, con le ricongiunzioni da rendere gratuite e con il pacchetto assistenzialistico dell’APE social da coprire, non resterebbero che spiccioli. Facile credere che oggi il Governo presenterà solo un insieme di correttivi all’APE che lo rendano più appetibile, cioè meno penalizzante per coloro che non sarebbero salvaguardati.
Saranno una serie di interventi rivolti a diminuire il salasso per chi sceglierà liberamente di lasciare il lavoro, o addirittura per consentire anche a chi lavora di utilizzare l’anticipo pensionistico sotto forma di integrazione al reddito.
Sconti, detrazioni e misure ponte
Siamo ancora nel campo delle indiscrezioni, ma probabilmente non si va tanto lontano dalla realtà. Il rischio flop per l’APE è dietro l’angolo ed i tecnici del Governo ne sono al corrente. Una misura che, allo stato attuale sarebbe appetibile solo da chi essendo in difficoltà, perché senza lavoro, senza ammortizzatori sociali, senza reddito e con problemi di disabilità e familiari, non hanno alternative al prestito. A maggior ragione se il prestito verrà erogato senza nessuna penalità e con condizioni di vantaggio perché sarà lo Stato a restituire per loro conto i soldi alle banche.
Ma questa più che Previdenza, appare una soluzione assistenziale, un grande ammortizzatore sociale per soggetti vicini alla pensione che rischiano di non tirare a campare senza l’APE. Per soggetti che invece vorrebbero solo anticipare l’uscita dal lavoro e che non hanno contributi sufficienti per gli altri scivoli attivi oggi, la situazione appare non conveniente.
Ecco perché il Governo ha in mente di concedere una detrazione fiscale sul 50% degli importi delle spese di assicurazione e degli interessi relativi al prestito. Questo a conferma del fatto che siamo di fronte ad un vero e proprio finanziamento, che come i mutui per l’acquisto della prima casa, avranno gli interessi scaricabili dal reddito.
Inoltre, appare probabile che venga consentito ai lavoratori di percepire una APE ridotta restando al lavoro, magari passando al part-time. SI tratterebbe di una integrazione al reddito nella fase transitoria tra lavoro e pensione, che insieme al RITA, consentirebbe ai lavoratori di recuperare soldini per non perdere il potere reddituale riducendo l’orario di lavoro.