Ormai ci siamo, gli appuntamenti tanto attesi sono arrivati e venerdì, Governo e sindacati daranno vita all’ultimo incontro sul tema previdenziale, per completare il tutto sabato con il varo della Legge di Bilancio. Tutti coloro che attendono notizie sul tema previdenziale, già domani sera, saranno accontentati, anche se bisogna vedere se saranno soddisfatti. Infatti, le indiscrezioni che provengono dalle stanze della politica, spingono al pessimismo, perché le dotazioni finanziarie messe sul piatto, sembrano non autorizzare ai voli pindarici. Precoci, usuranti e lavoratori che speravano di spuntare una APE sociale senza costi probabilmente resteranno delusi.

APE social ancora in alto mare

Così come è stata preparata, l’APE o anticipo pensionistico si differenzia in 3 categorie. L’APE volontaria è quella destinata a lavoratori che per loro scelta, senza essere obbligati da situazioni precarie, accettando le penalità ed i tagli di assegno, usciranno dal lavoro in anticipo. Questa è la vera risposta all’esigenza di flessibilità del mondo del lavoro, cioè il lasciare la libera scelta al lavoratore di quando (a partire dai 63 anni) e di come lasciare il lavoro. Naturalmente il costo dell’anticipo, cioè della rata di prestito da restituire alla banca sarà a carico del lavoratore.

L’APE aziendale invece è la formula trovata che consente alle Aziende che hanno necessità di tagliare l’organico dipendenti, magari svecchiandolo anticipando il riposo per i dipendenti più anziani, di mandare in pensione i lavoratori tramite il prestito.

In questo caso buona parte del taglio di assegno, della rata da restituire e dei contributi previdenziali che mancheranno ai lavoratori sarà a carico delle aziende. L’APE social è una misura a metà tra il previdenziale e l’assistenziale perché coprirà i disoccupati senza ammortizzatori, i disabili e quelli con carichi parentali gravosi.

In questo caso il costo della penalizzazione sarà a carico dello Stato.

Una cosa non chiara è da che importo di reddito l’APE social sarà resa gratuita per i pensionati. Il parametro sembrava essere quello della NASPI, cioè il limite di reddito doveva essere di 1.300 euro. In parole povere, tutti i soggetti con redditi mensili fino a 1.300 euro avrebbero potuto beneficiare dell’APE social.

Nelle ultime ore, sempre nell’ottica del ridurre le spese per lo Stato e per rientrare nei 400 milioni che il Governo vuole spendere per l’APE, la soglia reddituale sembra essere scesa a livello dell’ASDI, il sussidio di disoccupazione successivo alla NASPI, per i casi più disperati. Il punto è che la soglia massima di ASDI erogabile è di 448 euro, cioè la platea dei beneficiari dell’APE gratuita sarebbe ridotta al minimo.

Usuranti e precoci, se ne riparlerà l’anno prossimo

A difficoltà si aggiungono difficoltà, perché se le cifre sono queste, difficilmente la dozzina di attività che chiedono il riconoscimento di lavoro usurante e su cui il Governo ne sta valutando l’eventualità saranno accontentate.

Probabilmente i lavori usuranti resteranno i notturni, i minatori, gli addetti alle cave, cioè quei pochi che tali considera l’INPS oggi. Difficile che nell’incontro di domani il Governo dichiari usuranti infermieri, maestre e lavoratori edili, tanto per citare le categorie più popolari. Probabile che se ne riparli nel 2017, tanto di tempo ce ne sarà, perché sembra confermato che il via dell’APE sarà dal 1° maggio 2017. Stesso discorso per i precoci e per la loro Quota 41 per tutti che ormai è accantonata e non se ne tratterà più, almeno per la Stabilità da varare il 15 ottobre. A dire il vero, sembra perdere colpi anche la quota 41 per chi ha 12 mesi di contributi versati prima dei 19 anni e si trova in situazioni gravi quali la disoccupazione, la disabilità e le problematiche familiari. Anche per l’operazione mini quota 41, anche se limitata e già ridotta, sembra avere la coperta troppo corta. Rinviata anche questa?