Rimangono di grande attualità temi quali lavoratori precoci e esodati. In maniera indiretta e diretta ne hanno parlato, di recente, Tito Boeri e Cesare Damiano. Che cosa hanno detto i due? Il primo ha parlato in un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, mentre il secondo attraverso una nota pubblicata sul proprio sito ufficiale, cesaredamiano.org.

Le misure previste all'interno del pacchetto Pensioni su cui governo e sindacati hanno siglato un verbale a fine settembre continuano a far discutere due dei principali 'attori' della discussione previdenziale in Italia. 

Visioni a confronto

Sia i lavoratori precoci che gli esodati sono al centro dell'interesse dei media per via della loro presenza attiva all'interno delle misure previdenziali volute dal governo Renzi. Tito Boeri, nel corso dell'intervista al Corriere, ha parlato diffusamente della riforma pensioni, citando la categoria dei precoci insieme all'Ape social e la quattordicesima, interventi per i quali l'Inps prevede che il debito pensionistico salirà di 20 miliardi di euro.

Non esattamente parole confortanti. È apparso a diversi utenti una critica velata all'esecutivo anche un altro passaggio del presidente dell'Inps, in cui ha sottolineato che la settima salvaguardia veniva considerata alcuni mesi fa, e che adesso invece siamo arrivati all'ottava. Il dubbio adesso è: sarà l'ultima, come si diceva per la settima, oppure sarà un intervento che non risolverà la situazione legata agli esodati? In merito allo stesso argomento ha parlato anche Cesare Damiano, tra i primi a chiedere l'ottava salvaguardia in tempi non sospetti, a testimonianza della vicinanza dell'ex ministro del Lavoro alla categoria pesantemente condizionata, o per meglio dire nata, dalla riforma Fornero.

L'esponente dem ha da una parte applaudito la misura voluta dall'esecutivo, attraverso cui verranno 'salvate' altre 27.700 persone. Dall'altra però non ha potuto non 'tirare le orecchie' allo stesso governo, portando all'attenzione una normativa relativa ai lavoratori in mobilità. Prima la legge prevede l'ingresso in mobilità, spiega Damiano, entro il 31 dicembre 2014. Adesso tale possibilità è stata retrocessa di 2 anni. Il presidente della commissione Lavoro alla Camera, concludendo, chiede all'esecutivo di correggere la norma, altrimenti l'obiettivo di mandare in pensione i 27.700 esodati dell'ultima salvaguardia diventerebbe inesigibile. Quale sarà la risposta del governo? Verrà fatta o meno chiarezza su questo delicato tema? Per tutti gli aggiornamenti continuate a seguirci.