Sembra incredibile, ma recentemente è successo anche questo: novanta disoccupati su cento, sono stati giudicati idonei per il profilo di postino, ma la loro risposta alla proposta di lavoro, lascia alquanto perplessi. I selezionati hanno rifiutato l'offerta lavorativa, preferendo continuare a mantenersi con il sussidio di disoccupazione.

La vicenda

Bachisio Ledda, fondatore della Mail Express Posta e Finanza, seleziona 90 candidati su 100, giudicati dalla sua azienda idonei a ricoprire l'incarico di postino. I posti di lavoro offerti ai 90 disoccupati vengono da questi rifiutati, con la motivazione che l'incarico di postino sarebbe una mansione di basso profilo e pertanto, la cosa migliore è continuare a non lavorare, mantenendosi con il sussidio di disoccupazione. Ebbene si, a quanto pare nonostante la crisi lavorativa, ci sarebbero giovani indisponibili a praticare mansioni che ritengono essere, ovviamente seguendo il loro ragionamento, di basso profilo.

Il parere di Ledda e di esperti di lavoro

Secondo il parere di Bachisio Ledda che trova d'accordo anche diversi esperti del mondo lavorativo, quello che dovrebbe fare il governo italiano per fare in modo che situazioni come quella sopra descritta, non si verifichino, è molto semplice: bisogna rivedere al più presto le leggi che riguardano il lavoro e che regolano le chiamate degli uffici di collocamento. Secondo Ledda, sarebbe opportuno che, al disoccupato che rifiuti per tre volte la chiamata da parte di aziende che propongono lavoro, venga sospeso il sussidio di disoccupazione. Invece nel nostro paese, l'assegno di disoccupazione è garantito dallo Stato per due anni, indipendentemente dalle volte che venga rifiutato un lavoro.

Un allarme che molti ignorano

In molti paesi europei la sospensione dell'assegno di disoccupazione dopo il terzo rifiuto del disoccupato di una proposta lavorativa, è una realtà già da parecchi anni e come sostiene l'imprenditore Bachisio Ledda, sarebbe ora che anche il nostro paese si adeguasse a tale regolamentazione. Il rifiuto al lavoro del mondo giovanile è ritenuto da Ledda e da parecchi esperti dell'ambito lavorativo, un vero e proprio allarme sociale che molti ignorano ed al quale si deve porre rimedio, onde evitare che il fenomeno vada accrescendosi.

Il fatto che un giovane si ritrovi la garanzia del mantenimento da parte dello Stato per almeno due anni, non stimola in lui la preoccupazione di trovare quanto prima un'occupazione, o lo porta a rifiutare lavori, ritenuti umili e degradanti.