Sono molti gli argomenti da affrontare nella cosiddetta Fase 2 dell'accordo siglato lo scorso autunno a Palazzo Chigi fra il Governo Gentiloni e le tre sigle confederali Cgil, Cisl e Uil. Dall'argomento giovani, alla parentesi sull'aspetto previdenziale delle lavoratrici, all'estensione dell'Ape e della Quota 41 e agli esodati.

Ecco le richieste dei sindacati

Sono questi i punti-chiave che dovrebbero essere affrontati a margine del prossimo confronto previsto per mercoledì 13 settembre. Temi che dovrebbero essere ripresi anche a margine della seconda fase sul pacchetto previdenza.

E non mancano le richieste da parte delle organizzazioni sindacali ed in particolare da parte del segretario generale della Uil Annamaria Furlan ormai da mesi alle prese con il possibile aumento dell'età pensionabile dovuto all'adeguamento dei requisiti ai dati Istat: "Non abbiamo richiesto la cancellazione dell'aspettativa di vita ma di rivederne il meccanismo a partire da quei lavoratori e da quelle lavoratrici per cui l'aspettativa di vita è un po' più bassa rispetto a quello che le statistiche prevedono", ha affermato la Furlan.

Secondo quanto riportato su "Sussidiario", infatti, la sindacalista mirerebbe alla revisione dell'aspettativa di vita oltre all'eliminazione di alcuni paletti restrittivi imposti dalla Riforma Fornero per dare finalmente la possibilità a migliaia di lavoratori di facilitare l'accesso alla pensione.

Un'altra proposta arriva anche dalla Uil: Carmelo Barbagallo, infatti, mirerebbe al riconoscimento dei lavori di cura e assistenza ai fini previdenziali per le lavoratrici. "Per una reale flessibilità occorre prevedere 12 mesi di anticipo rispetto all'età legale per l'accesso alla pensione di vecchiaia per tutte le lavoratrici che abbiano avuto o adottato un figlio", spiega Barbagallo.

Quota 100 potrebbe essere discussa nel prossimo confronto

Torna al centro delle discussioni anche il meccanismo di Quota 100 ipotizzato tempo fa dal Presidente della Commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano che consentirebbe a migliaia di lavoratori di anticipare l'uscita dopo il raggiungimento di almeno 62 anni di età e 38 anni di contributi, oppure 63 anni di età e 37 anni di contributi o ancora, 64 anni di età anagrafica e 36 anni di versamenti contributivi. Una proposta già depositata in Commissione dal 2015 e che potrebbe essere nuovamente discussa a margine della Fase 2 per garantire una maggiore flessibilità in uscita.