I dati sul fronte del lavoro parlano di aumento dell'occupazione, di nascita di nuove imprese e di crescita produttiva, ma non mostrano l'altra faccia della medaglia: la realtà economica italiana è che c'è poco di che stare allegri. La povertà aumenta, sta colpendo adesso anche i lavoratori autonomi, e lo stesso si può dire per i precari.

La povertà aumenta altro che crescita

Le piccole e medie imprese sono in difficoltà, 1 lavoratore autonomo su 4 si trova in grosse difficoltà economiche, sovraccaricato di tasse e bollette, arriva a stento a fine mese. La crescita economica secondo i dati ISTAT, va di pari passo con una povertà assoluta in Italia nel 2015 del 6,1%.

La situazione in confronto con il 2014 ha visto peggiorare, in particolar modo, la situazione delle famiglie formate da quattro componenti. E non finisce qui, proprio chi vive, grazie ad un reddito da lavoro autonomo, è più a rischio. Questo quanto è stato reso noto dalla Cgia di Mestre, dalla ricerca le famiglie per i pensionati il rischio povertà è del 21%, mentre per i lavoratori dipendenti il tasso è stazionario al 15,5%.

Più colpito è sempre il Mezzogiorno, inoltre i lavoratori autonomi hanno visto abbassarsi il loro reddito di 6.500 euro, mentre quello dei lavoratori dipendenti è rimasto uguale, per i pensionati e le famiglie in difficoltà c'è un trend positivo riguardo al numero di coloro che riescono ad ottenere sussidi di disoccupazione, di invalidità ecc.

L’Italia che aveva il vanto di essere il Paese dei piccoli imprenditori, ha perso anche questa effige, l’occupazione nel lavoro dipendente sta aumentando (ma in qualità di precari e con meno tutele) mentre i lavoratori indipendenti diminuiscono. Nel 2017 i lavoratori autonomi sono diminuiti di altre 84 mila unità, rispetto allo scorso anno. Mauro Bussoni della Confesercenti dice che “Dai dati emerge...

la situazione di crisi...del tessuto imprenditoriale italiano...”.

Un Jobs Act per gli autonomi

Proprio Bussoni ha lanciato una nuova richiesta, per aiutare i lavoratori autonomi, un Jobs Act anche per loro, che preveda agevolazioni per i primi tre anni di apertura di nuove attività imprenditoriali, nonché tutele per periodi di inattività o cessazioni per crisi di mercato. Va ricordato però che il Jobs Act per il lavoratore dipendente, che viene considerato come un qualcosa di positivo, e il successo di Renzi, non può essere considerato realmente così. La realtà dei lavoratori italiani non è come i dati statistici rilevano, i contratti sono in regola solo apparentemente, e la retribuzione e i diritti riconosciuti, non sono quelli di un contratto come quelli del passato, ci sono meno tutele e il precariato è aumentato.

Ma questo è un altro discorso, che affronteremo in un futuro articolo.

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