Ogni giorno si fa un gran parlare di Pensioni, con proposte e progetti di cambiamento delle attuali norme di accesso. Ormai siamo in prossimità dell’emanazione della manovra finanziaria per il 2018 e probabilmente siamo entrati già nel classico clima di campagna elettorale per il nuovo Governo e per le nuove elezioni politiche sempre del 2018. Ecco perché l’argomento pensioni è il più dibattuto e quello più popolare del momento.

Oggi è in vigore ancora la Legge Fornero, che rappresenta l’ultima vera riforma previdenziale mai emanata. Un insieme di norme che hanno reso il sistema previdenziale nostrano tra i più duri. Molti lavoratori vengono costretti a restare al lavoro fino a tarda età, con la previsione di arrivare alla veneranda età di 67 anni dal 2019 per centrare la pensione di vecchiaia. La Legge di Bilancio rappresenta il contenitore nel quale di solito finiscono tutte le novità normative ideate dal Governo. Ecco che se intervento previdenziale ci sarà, potrebbe essere proprio nella manovra finanziaria. Inoltre, correggere un sistema tanto odiato rappresenta una materia florida per racimolare consenso da parte dei partiti che si preparano alle future elezioni.

Correggere la Fornero però sembra molto difficile, con un nutrito numero di soggetti che di fatto sconsigliano l’Esecutivo da interventi in questo senso.

Le proposte impossibili da realizzare?

Il Presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, Cesare Damiano già nell’ormai lontano 2015 ha depositato un progetto di riforma previdenziale che adesso giace in Parlamento senza che nessuno lo richiami per la sua eventuale adozione. Si tratta di una proposta di Legge, il DDL 857 che prevede tra i tanti punti, la pensione anticipata a 62 anni con 35 anni di contributi con penalizzazione del 3 o 4% per ogni anno di anticipo rispetto ai 66 anni e 7 mesi previsti oggi. In alternativa o parallelamente, anche quota 100, una pensione anticipata con il meccanismo quota, con la pensione erogata quando età anagrafica e contributi da lavoro versati, sommati, diano 100.

Anche per questa si partirebbe a 62 anni. La Lega, per la quale i suoi rappresentanti e soprattutto il suo leader Salvini hanno da sempre contestato la Fornero, spinge per una pensione flessibile, una quota 100, a partire dai 58 anni di età. Anche Berlusconi sull’argomento è abbastanza aperto al cambiamento, con le pensioni minime a 1.000 euro, alle pensioni anticipate per le mamme e così via. I sindacati dal canto loro hanno già lanciato al Governo una loro proposta, in un documento unitario che chiede tra le altre cose, accesso ampliato per l’Ape sociale, conferma di opzione donna e stop al meccanismo dell’aspettativa di vita.

E’ sconsigliato arretrare sulle pensioni

Un articolo del 3 ottobre pubblicato sull’edizione digitale del quotidiano “La Stampa” lascia poche speranze ad eventuali interventi previdenziali.

Già in passato, organismi pubblici come l’Inps o la Ragioneria di Stato avevano spronato il Governo a proseguire sulla linea tracciata dalla Riforma Fornero. Il nodo è l’aspettativa di vita che dal 2019 porterà le pensioni a 67 anni o all’uscita anticipata senza limiti anagrafici (la vecchia pensione di anzianità) a 43 anni e 3 mesi di contributi. I ragionieri dello Stato ed il Presidente dell’Inps avevano pubblicamente messo in guardia il Governo sul fatto che detonare questo aumento previsto già dal Governo Monti, avrebbe minato la sostenibilità del sistema. In pratica l’Inps rischierebbe di non poter pagare più le pensioni senza questo aumento di età pensionabile, o nella migliore delle ipotesi, si rischierebbe di dover ridurre le pensioni già in essere.

L’articolo del giornale riporta la notizia che anche Bankitalia e la Corte dei Conti sono sulla stessa lunghezza d’onda. Durante le audizioni parlamentari per la nota di aggiornamento del DEF, Arturo Martucci e Federico Signorini, rispettivamente Presidente della Corte dei Conti e Vice Direttore di Bankitalia, sono intervenuti per spiegare che stoppare l’aumento dovuto ai dati Istat sulla vita media degli italiani sarebbe pericoloso perché aumenterebbe la spesa dello Stato per le pensioni. Una spesa che deve essere calmierata come previsto dagli accordi presi nell’Unione Europea. In pratica, vietato non mettere in atto le politiche di riduzione della spesa previdenziale previste dalla riforma Fornero.