La Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha appena reso pubblica una sentenza che potrebbe avere effetti dirompenti sui licenziamenti per la categoria delle madri lavoratrici rendendo, sopratutto in Italia, la loro già difficile situazione lavorativa ancora più complicata. Infatti, anche se il caso su cui si è dovuta esprimere la Corte europea riguarda una donna e madre lavoratrice spagnola, la sentenza costituisce un precedente valido su tutto il territorio dell'Unione Europea.

Quindi, con evidenti ripercussioni anche qui da noi in Italia. Vediamo su quali basi giuridiche la Corte di Giustizia ha emesso la sentenza e quali potrebbero essere le conseguenze della sua applicazione anche nel nostro Paese a medio e lungo termine. Ma prima cerchiamo di delineare quale funzione svolge la Corte di Giustizia dell'Unione Europea.

La funzione della Corte Ue

Nelle intenzioni dei fondatori dell'Unione Europea, quest'ultima dovrebbe operare come fosse uno Stato unitario. Di conseguenza, le sono state fornite istituzioni e strumenti atti a raggiungere, progressivamente, questo obiettivo.

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea è uno di questi. Essa funziona come giudice di ultima istanza. In pratica, come la nostra Corte Costituzionale. Ma non dirime casi specifici. Il suo obiettivo principale è uniformare quanto più possibile i vari ordinamenti giuridici nazionali dei Paesi membri in modo tale che le singole situazioni giuridiche soggettive siano trattate uniformemente su tutto il territorio europeo indipendentemente dal luogo geografico dove si verificano e senza discriminazioni di alcuna sorta..

Il caso discusso

Nel caso specifico della donna madre lavoratrice spagnola, la Corte Ue ha sentenziato che le disposizioni contenute nell'ordinamento giuridico spagnolo che consentono il licenziamento della madre lavoratrice non contrastano con i principi generali dell'ordinamento europeo se il provvedimento disciplinare è motivato da ragioni oggettive e non attuato in base a motivazioni discriminatorie, come potrebbe essere lo "stato interessante" della lavoratrice.

Inoltre, devono essere previste, dalla normativa nazionale, delle tutele specifiche in caso di licenziamento illegittimo. Nello specifico, un risarcimento in denaro e il reintegro nel posto di lavoro. Questi principi prescindono da una applicazione generale a tutti i lavoratori o a specifiche categorie degli stessi e dalle cause che possono essere all'origine del provvedimento e devono essere sempre resi chiari al lavoratore o alla lavoratrice.

L'applicazione al caso italiano

Per quanto riguarda, nello specifico, l'ordinamento giuridico italiano, questo prevede che il licenziamento collettivo nei confronti di una madre lavoratrice possa essere attuato solo ed esclusivamente nel caso in cui il datore di lavoro cessi completamente l'attività.

Quindi, per il nostro ordinamento, la procedura di licenziamento collettivo riguarda sempre tutti i lavoratori e le madri - lavoratrici godono di una maggiore tutela. Ne consegue che, in un'ottica di circolazione dei lavoratori e del capitale umano su tutto il territorio europeo, le madri - lavoratrici che accettassero di sottoscrivere dei contratti di lavoro soggetti alle norme di un altro Paese dell'Unione Europea potrebbero non godere delle stesse salvaguardie offerte dalla legge italiana.