Il decreto del pacchetto Pensioni dell’esecutivo Conte slitta ancora, ma questo non vuol dire che le misure in cantiere rischino di saltare. Ormai sembra tutto fatto su quota 100, opzione donna e sugli altri interventi previdenziali inseriti nella bozza del decreto. I provvedimenti hanno bisogno di ulteriore tempo per essere limati, come ribadito dal Presidente del Consiglio Conte in persona.
Limature che non dovrebbero produrre grandi scombussolamenti delle misure in arrivo. Questi provvedimenti dovrebbero a un discreto numero di lavoratori di andare in pensione prima. Si tratta del primo passo verso l’obbiettivo prefissato dell’attuale esecutivo, cioè il superamento della riforma Fornero. Come si va dunque in pensione nel 2019? Numerose sono le vie di uscita dal lavoro, con alcune misure che dallo scorso primo gennaio hanno cambiato i requisiti di accesso e altre che sono state confermate dal Governo.
Pensione di vecchiaia e aspettativa di vita
Un primo intervento sulle pensioni di vecchiaia si è verificato nel 2018 con la precedente Legge di Bilancio.
Tra uomini e donne è sparita la differenza di età pensionabile per le quiescenze di vecchiaia. Fino al 31 dicembre 2018 sia uomini che donne per accedere alla pensione di vecchiaia hanno dovuto compiere i 66 anni e 7 mesi di età. La pensione di vecchiaia, oltre al requisito anagrafico, prevede anche quello contributivo dei 20 anni di versamenti previdenziali minimi. Quest’ultimo requisito resta identico anche nel 2019, ma sale l’età pensionabile che arriva a 67 anni per tutti. Sono esattamente 5 mesi in più, dovuti al collegamento delle pensioni con l’aspettativa di vita. Un aumento che il Governo, nel decreto in arrivo, dovrebbe cancellare dalle pensioni anticipate. Le ex pensioni di anzianità, chiamate anticipate dalla legge Fornero, anche nel 2019 si otterranno con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e con 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.
La novità 2019 sarà quella delle finestre mobili che sposteranno in avanti di tre mesi la decorrenza delle pensioni per coloro che raggiungono il requisito contributivo delle pensioni anticipate, che continueranno ad essere distaccate da qualsiasi limite di età. L’età pensionabile a 67 anni è prevista anche per le ex pensioni sociali, oggi chiamati assegni sociali. Senza vincoli di contributi da versare, l’assegno sociale si centra nel 2019 con 67 anni di età.
Quota 100
La più attesa novità del decreto è quota 100. SI tratta della pensione appannaggio di chi ha almeno 62 anni di età e almeno 38 anni di contributi. La pensione si centra una volta raggiunti o superati questi due requisiti minimi, ma la decorrenza con le finestre sposta la pensione di tre mesi per i lavoratori del settore privato e di sei mesi per gli statali.
Con quota 100, fino al compimento dei 67 anni di età non si potrà arrotondare la pensione con altri lavoretti a meno che non si svolgano lavori autonomi occasionali entro il limite dei 5.000 euro annui. Si riavvierà nel 2019 opzione donna, la pensione a 59 anni di età e 35 di contributi per le lavoratrici che sceglieranno di farsi calcolare l’assegno di pensione con il penalizzante metodo contributivo. Quota 41 per i precoci è misura che anche l’anno venturo sarà sfruttabile: disoccupati senza Naspi da tre mesi, invalidi e lavoratori con invalidi a carico (con il 74% di invalidità) o esercitanti una professione considerata "gravosa". Sono questi i soggetti che, con 41 anni di contributi e uno di essi versato prima dei 19 anni di età, possono andare in pensione subito.
Stesse categorie di soggetti che con 63 anni di età e 30 o 36 (solo per i gravosi) anni di contributi possono entrare nell’Ape sociale, misura che il Governo intende prorogare a tutto il 2019 nel decreto in arrivo.