La SPI-CGIL ha reso noto che tra i suoi iscritti, ogni 10 Pensioni che l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale eroga, 3 presentano una liquidazione sbagliata a sfavore del pensionato. Per questo il Sindacato Pensionati Italiani ha avviato una campagna di sensibilizzazione per invitare gli anziani a recarsi in un patronato per il ricalcolo dell'assegno. Di pensioni errate e ricalcolo si è parlato durante la trasmissione in onda su La7 "Di Martedì" condotta da Giovanni Floris.

Nel servizio andato in onda martedì 5 novembre è eloquente la testimonianza di una pensionata, che è riuscita ad ottenere il recupero degli arretrati spettanti ed un aumento dell'assegno mensile.

Perché pensioni errate?

Il 30% delle pensioni pagate dall'INPS agli iscritti all'SPI-CGIL presenta errori di calcolo. A confermarlo è Salvatore Costa, segretario della SPI-CGIL di Roma Magliana, tra i protagonisti del servizio di La7. La cosa che più lascia di stucco è che gli errori di calcolo producono per questa fetta di pensionati assegni inferiori a quelli realmente spettanti. Non c'è nessuna truffa o comportamento illecito da parte degli uffici INPS, perché la situazione deriva dai cosiddetti diritti inespressi.

Questo termine in materia previdenziale è un neologismo usato per definire quelle prestazioni aggiuntive sulle pensioni che i pensionati non richiedono pur avendone diritto. Un problema che secondo Costa è frutto della scarsa informazione da parte dei pensionati. In pratica, i pensionati non sanno che possono richiedere alcune prestazioni che gli spettano per legge. Ecco perché la SPI-CGIL spinge i suoi iscritti che percepiscono una pensione fino a 1.000 euro lordi (meno di 750 euro netti al mese) a recarsi al patronato per farsi ricalcolare l'assegno pensionistico.

Cosa sono i diritti inespressi

Sulle pensioni, soprattutto sulle minime, esistono una serie di somme aggiuntive che vanno ad incidere sull'ammontare degli assegni.

Parliamo delle maggiorazioni sociali, dell'integrazione al trattamento minimo, dei carichi di famiglia e della quattordicesima. Inoltre, dal momento della liquidazione dell'assegno, cioè dal giorno in cui il contribuente è andato in pensione, molte cose sono cambiate in tema previdenziale. Spesso questi cambiamenti hanno prodotto nuove regole di calcolo degli assegni introdotte, a volte, in maniera retroattiva. Senza considerare il fatto che spesso le condizioni reddituali e di composizione del nucleo familiare di un pensionato negli anni variano in maniera considerevole. La perdita di un reddito aggiuntivo o l'ingresso in famiglia di un soggetto in più a carico, variabili che magari all'atto della prima liquidazione della pensione non c'erano, vanno segnalate all'INPS.

In questo modo l'importo della pensione viene adeguato alle variazioni sopraggiunte.

Una pensionata recupera 3.000 euro

Farsi ricalcolare la pensione come suggerito dalla SPI-CGIL, oltre a produrre in molti casi un aumento dell'assegno futuro della pensione, dà diritto ad arretrati che possono arrivare a ritroso fino a 5 anni. Ed è ciò che è accaduto ad una pensionata del cui caso si è occupato il servizio di La7. La donna percepiva un assegno da 700 euro al mese. Un importo piuttosto basso alla luce del fatto che la signora aveva una carriera lavorativa pregressa di 25 anni in una ditta di pulizie. Il fatto che i soldi fossero troppo pochi per andare avanti, unito al paragone con delle amiche che pur senza una carriera lavorativa lunga percepivano una pensione simile, ha spinto la donna a chiedere la ricostituzione della pensione all'INPS. Ed è stato così che dal ricalcolo la donna ha ottenuto 50 euro in più al mese di assegno, ma soprattutto arretrati per oltre 3.000 euro.