Dalle Pensioni anticipate a 62 anni o con 37 anni e 10 mesi di contributi alla cassa integrazione, ai fondi di solidarietà: il presidente del Consiglio Mario Draghi, confermando che da luglio si sbloccheranno i licenziamenti, mette in campo gli strumenti a disposizione per favorire le uscite dal lavoro o per consentire il beneficio di misure di sostegno al reddito al fine di scongiurare le previsioni di perdite di posti di lavoro dovute all'emergenza Coronavirus.

Le pensioni con contratti di espansione rientrano nel più complessivo piano dei fondi di solidarietà, risorse che i sindacati chiedono al governo di utilizzare per sostenere le uscite, le prestazioni integrative e il sostegno al reddito dei lavoratori e delle famiglie in difficoltà.

Pensioni anticipate a 37,10 di contributi o con uscita a 62 anni misura anti-licenziamenti da luglio 2021

Fino al 30 giugno le imprese potranno utilizzare la cassa integrazione Covid-19: in totale 25 settimane (alle 12 della legge di Bilancio 2021 ne sono state aggiunte 13 dal decreto "Sostegni") da utilizzare per evitare i licenziamenti di natura economica.

Le aziende che beneficiano dei Fondi bilaterali o sprovviste di copertura potranno adempiere al blocco dei licenziamenti fino al 31 ottobre, al pari dei lavoratori agricoli per i quali sono previste 120 giornate di copertura della cassa Covid.

Tuttavia, da luglio saranno numerosi i posti di lavoro a rischio, soprattutto per le attività industriali e delle costruzioni, i cui datori di lavoro potrebbero decidere per un ridimensionamento del personale e quindi virare verso i licenziamenti di natura economica. Tuttavia, finita la fase di copertura, dal 1° luglio prossimo le imprese potrebbero accedere con maggiore incisività al contratto di espansione per mandare con cinque anni di anticipo i lavoratori prossimi all'uscita, purché si trovino a non più di 60 mesi dalla pensione di vecchiaia dei 67 anni o ai 42 anni e 10 mesi richiesti per le pensioni anticipate.

La misura, che la legge di Bilancio 2021 ha allargato alle imprese con almeno 250 dipendenti dai 1.000 richiesti originariamente, potrebbe risultare appetibile per evitare i licenziamenti con un'operazione che si configura mediante l'accordo del datore di lavoro, i sindacati e il ministero del Lavoro e la possibilità di ricambio generazionale in azienda con le assunzioni di giovani lavoratori.

Pensioni anticipate, nella riforma Draghi del 2022 prende quota l'estensione di uscita 5 anni prima

Quella della riorganizzazione aziendale con prepensionamenti di cinque anni rispetto alla prima data utile di pensione di vecchiaia o anticipata rappresenterà, nei prossimi anni, una delle formule di uscita più appetibili per le grandi imprese ma anche per quelle medie o piccole.

Proprio il 9 aprile scorso Sky ha annunciato il piano di riorganizzazione del proprio personale con 2.500-3.000 prepensionamenti previsti entro il 2024 su un totale di 11.000 dipendenti. Non si passerà dai licenziamenti, ma da abbandoni e uscite volontarie, accordati con i piani industriali di ristrutturazione del personale e di beneficio dei fondi messi a disposizione dal governo per l'esodo.

Contratti di espansione "a maglie larghe" a partire da luglio prossimo sul modello di quanto stanno già attuando banche e società assicurative da alcuni anni, con l'ipotesi che la misura possa essere sempre più preferita da Draghi anche per il 2022. Infatti, nella riforma previdenziale il governo starebbe ragionando per abbassare a 100-150 dipendenti la soglia delle imprese ammesse alle pensioni con cinque anni di anticipo con una spesa contenuta e calcolata dai tecnici ministeriali in 600-800 milioni di euro.

Pensioni e misure a sostegno del reddito con i contratti di solidarietà

Il potenziamento delle pensioni dai 62 anni di età è un intervento invocato da tutte le parti sociali, con i sindacati in prima linea. L'ampio raggio di azione dei contratti di solidarietà, oltre alle pensioni, prevede tuttavia una serie di interventi governativi, intrapresi anche nelle fasi di emergenza da coronavirus, per assicurare ai lavoratori prestazioni integrative, in termini di durata in caso di cessazione del rapporto di lavoro, o di importi rispetto a trattamenti di integrazione dei salari rispetto alla normativa già in vigore.

Il rafforzamento degli strumenti per gestire le riorganizzazioni aziendali a partire da luglio prossimo è particolarmente invocato dalla Cgil che ritiene le misure di sostegno al reddito dei contratti di solidarietà un vero e proprio salvagente per i lavoratori che subiscono tagli degli stipendi dovuti all'emergenza sanitaria.