E' in arrivo la proroga per gli anni dal 2023 al 2025 delle pensioni con quota 82 che garantiscono l'uscita 5 anni prima da lavoro alla maggior parte dei dipendenti. Il provvedimento dei nuovi contratti di espansione è contenuto tra le misure del ministero del Lavoro da presentarsi in sede di approvazione del decreto "Milleproroghe" di inizio 2023 e mira ad ampliare la platea delle imprese e dei lavoratori, nonché i requisiti di accesso allo scivolo. Infatti, per gli accordi firmati a partire dal 1° gennaio prossimo il decreto prevede che le imprese possano far ricorso anche ai contratti di rete.

Lo scivolo permette di ottenere uno sconto sull'età per andare in pensione sia se l'esodo è rapportato alla vecchiaia che alla pensione anticipata.

Pensioni anticipate a quota 82, ecco le ultime novità sull'uscita 5 anni prima

Con la quota 82 le Pensioni degli anni dal 2023 al 2025 potranno continuare a prevedere un ulteriore canale di uscita dei lavoratori del settore privato, impiegati non necessariamente nelle medie e grandi imprese, ma anche nelle piccole e micro aziende. Il provvedimento, risalente al decreto legge numero 34 del 2019, è stato rivisto nel corso degli anni, prevedendo requisiti di accesso alla misura sempre meno onerosi, sia per le imprese che per i lavoratori. Con il governo Draghi si è abbassata ulteriormente la soglia minima dei lavoratori impiegati nelle imprese per accedere alla quota 82 (62 anni di età più 20 di contributi): bastano 50 dipendenti, non necessariamente a tempo indeterminato come ha poi confermato l'Inps in una circolare.

Per gli anni dal 2023 al 2025 il governo guidato da Giorgia Meloni intende facilitare ulteriormente il raggiungimento della soglia dei dipendenti ammettendo nel contratto di espansione anche le imprese che abbiano sottoscritto un contratto di rete.

Pensioni anticipate con uscita 60 mesi prima e nuove assunzioni dal 1° gennaio 2023

Per effetto del provvedimento del contratto di espansione, le imprese potranno mandare in pensione i propri dipendenti con cinque anni di anticipo rispetto all'età della pensione di vecchiaia (62 anni anziché 67) o alla pensione anticipata dei soli contributi (37 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini, 36 e 10 mesi per le donne), per un totale di 60 mesi massimo di anticipo.

Lo strumento deve essere accompagnato dall'accordo dell'impresa con i sindacati e il ministero del Lavoro e deve puntare a processi di reindustrializzazione e di riorganizzazione della struttura aziendale, in particolare con nuove assunzioni di giovani. Infatti, le imprese che assumano under 35 godranno, tra gli altri vantaggi, anche della riduzione dei contributi calcolati sull'ultima prestazione Naspi versata al lavoratore stesso. Inoltre, lo sconto sui contributi avrà una durata di 24 mesi anziché di 12, come avveniva in precedenza.