Sulla riforma delle Pensioni, non solo i sindacati più rappresentativi numericamente – come Cgil, Cisl e Uil – anche le organizzazioni sindacali più piccole bocciano senza se e senza ma la proposta per la flessibilità in uscita lanciata dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico che ha surriscaldato il dibattito politico, economico e sindacale sulla rivisitazione del sistema previdenziale.

Pensioni, la proposta del presidente dell’Inps: uscita a 62 anni con il contributivo

In sostanza, la proposta di flessibilità lanciata da Tridico per far fronte alla conclusione della sperimentazione di Quota 100 già prevista per il 31 dicembre 2021, prevede l’uscita anticipata dal lavoro a 62 anni ma con il calcolo degli assegni pensionistici da effettuare con il sistema contributivo. “Il lavoratore – ha detto il presidente dell’Inps in un’intervista rilasciata a La Stampa - uscirebbe con l’assegno calcolato con il contributivo e aspetterebbe i 67 anni – ha spiegato Tridico - per ottenere l’altra quota, che è quella retributiva”.

Una proposta che ha provocato subito le reazioni dei sindacati. Cgil, Cisl e Uil hanno fatto sapere di non essere per niente d’accordo e hanno sollecitato al ministro del Lavoro e delle Poliche sociali, Andrea Orlando, la riapertura del tavolo di confronto sulla riforma del sistema previdenziale.

Pensioni, Ugl: ‘La proposta del presidente Inps va assolutamente respinta’

“La proposta di Tridico – secondo il segretario generale dell’Ugl Paolo Capone - riduce il livello di tutele economiche e finirebbe per introdurre – ha sottolineato - un regime penalizzante per i lavoratori, pertanto va assolutamente respinta”. Il sindacato si dice contrario all’idea di flessibilità caldeggiata dal presidente dell’Inps e sottolinea ancora una volta l’importanza di una modifica strutturale del sistema pensionistico in direzione di una maggiore flessibilità in uscita per i lavoratori che abbiano raggiunto almeno i 41 anni di anzianità contributiva raggiungendo, in alternativa 62 anni di età e 20 di contributi previdenziali.

“Non sono accettabili – ha proseguito Capone - compromessi al ribasso sulla pelle dei cittadini italiani. Ci opporremo categoricamente – ha aggiunto il dirigente sindacale - al ritorno alla legge Fornero”, che in realtà, va detto, che la riforma pensioni targata Fornero non è mai stata abolita né modificata.

Pensioni, Cavallaro della Cisal: ‘È ora di mandare in pensione la legge Fornero’

Sulla stessa lunghezza d’onda degli altri sindacati si trova anche la Cisal. “È ora – ha dichiarato in una nota il segretario generale Francesco Cavallaro - di mandare in pensione le norme in vigore per una vera riforma delle pensioni”. Tutto ruota attorno a una maggiore flessibilità in uscita per l’accesso a nuove forme di pensioni anticipate che possano sostituire l’attuale Quota 100 che consente di uscire a 62 anni di età con 38 anni di contributi.

“Per noi – ha proseguito il leader della Cisal – l’età pensionabile deve essere fissata a 62 anni dando libertà ai lavoratori, dopo il raggiungimento dell’età minima – ha sottolineato il dirigente sindacale - di poter scegliere il momento opportuno per collocarsi in quiescenza”.