Il “Velok” (o speed check) è un dissuasore di velocità. Ha l’aspetto di una colonnina – su cui è apposto un adesivo in cui viene indicata la velocità massima consentita in quel tratto di strada – di colore arancione fosforescente, è fabbricato in polietilene, e pesa soltanto mezzo chilo. Avverte pure del controllo elettronico in atto, ma in taluni casi non contiene l’autovelox, esercitando dunque solo una funzione dissuasiva. Di solito i “Velok” vengono installati ai margini della carreggiata, lungo strade comunali e provinciali ad alta densità di traffico e nei pressi degli incroci pericolosi.
I “Velok” sono stati giudicati efficaci per scoraggiare gli automobilisti che superano i limiti di velocità, ma non sono omologati. Sono stati sperimentati dal 2007, e da allora numerose amministrazioni locali li hanno adottati, però, per il Codice della Strada non esistono. E neppure il Ministero dei Trasporti li ritiene a norma di legge, in quanto di recente ha emesso una nota in proposito che rischia di supportare i ricorsi dei malcapitati automobilisti che si sono visti recapitare a casa il verbale dell’infrazione segnalata dal “Velok”. Il parere, diramato dal direttore generale dei Trasporti, Sergio Dondolini, è il n. 4295, reca la data del 24 luglio scorso – a seguito di una richiesta del prefetto di Bergamo – e recita così: “ I manufatti in oggetto non sono inquadrabili in alcuna delle categorie previste dal Nuovo Codice della Strada e dunque per essi non risulta concessa alcuna approvazione, poiché non possono essere qualificati come impianti, probabilmente non potranno essere ricondotti alla futura nuova disciplina… l’eventuale impiego come componenti della segnaletica non può essere autorizzato.
Allo stato attuale, l’unico impiego consentito è quello che prevede l’installazione al loro interno di misuratori di velocità”.
E quindi, col fine di essere in regola con la normativa in vigore, talvolta nelle vicinanze della postazione “Velok” si nota la presenza di agenti di polizia locale. In tal caso, con il rispetto degli obblighi di legge, la multa non può essere contestata.
Dal canto suo, l’avvocato Salvatore Verdoliva, esperto in ricorsi di carattere amministrativo, alimenta le polemiche, sostenendo che: “Ogni manufatto collocato sulle strade, deve avere una copertura regolamentare che ne definisca caratteristiche tecniche, estetiche e normative. Un verbale di infrazione accertato con quelle colonnine è contestabile”.
E secondo il direttore di Confservizi Veneto – che ha progettato e commercializzato il dispositivo – Nicola Mazzonetto, “Al Ministero dei Trasporti ci hanno assicurato che non c’è bisogno di omologazione, è tutto in regola”. Opinioni contrastanti, dunque, destinate a innescare battaglie legali e molteplici contestazioni.