Chissà se un giorno l'Italia tornerà ad essere un Paese in crescita. Al momento siamo ancora lontani, la disoccupazione aumenta sempre più e le fabbriche e grandi cantieri chiudono, per non parlare della tanta gente che è in cassa integrazione...una cassa integrazione che porterà probabilmente alla chiusura delle ditte stesse. La produzione intanto è scesa del 25% dal 2007. La crisi ha coinvolto anche settori che fino a ieri andavano abbastanza bene come quello degli elettrodomestici, delle auto e delle calzature. La produzione industriale cerca di non arrendersi con la fiducia che un giorno il peggio passerà ma quanto riusciranno a resistere?

Purtroppo la realtà è che molti italiani non riescono ad andare avanti, il lavoro è poco e le spese sono tante, c'è inoltre un sensibile aumento di persone che non riescono ad arrivare a fine mese e per mangiare sono costretti ad andare alla Caritas. Poi c'è anche la pagina nera di persone che non sopportano psicologicamente il crollo e la fanno finita, in Italia si contano 8 suicidi al giorno per colpa della crisi, dal 2008 anno in cui è iniziata la crisi la percentuale è cresciuta del 12%. Per fortuna ci sono da registrare anche fattori positivi, infatti secondo alcuni dati cultura, manifattura agricoltura e turismo continuano ad essere i pilastri della nostra economia e nell'ultimo anno sono risultati in crescita garantendo nuovi posti di lavoro.

L'edilizia che è stata la prima vittima della crisi è ancora in difficoltà. a fine anno risulteranno 419 mila le abitazioni vendute contro le 807 mila del 2007. Tra giugno 2013 e giugno 2014, le 866.131 aziende nel settore edilizio sono diminuite dell'1,7%. Il valore della produzione è in diminuzione del 4,7% da maggio 2013 a maggio 2014.

È palese che ancora per uscire dal tunnel e vedere perlomeno un piccolo spiraglio di luce la strada è molto lunga, i giovani non vedono futuro e sono molti quelli che decidono di fuggire all'estero per trovare fortuna e soprattutto per costrursi un'avvenire. Sono tanti i giovani che pur con una laurea non riescono a trovare un posto di lavoro sicuro e permanente. La domanda resta sempre la stessa, quando ne usciremo?