L'impresa dei Mille è celebrata come uno dei momenti più epici del Risorgimento. Ma per i revisionisti è una favola raccontata dai vincitori per occultare il vero obiettivo: un piano massonico Sabaudo-Franco-Inglese per abbattere il Regno delle Due Sicilie. Filoborbonici e filopontifici la definisconono un aggressione ad uno Stato sovrano, compiuta senza dichiarazione di guerra dal brigante assassino Garibaldi, amico della camorra, a capo di 1088 delinquenti.

La tesi revisionista

Allo sbarco avvenuto a Marsala, in Sicilia, le file dei 1088 sarebbero state ingrossate da picciotti della mafia.

Le battaglie perse e lo sfaldamento dell'esercito duosiciliota sarebbero state farse favorite dalla corruzione degli ufficiali borbonici ad opera di agenti segreti del massone Cavour e, l'ingresso a Napoli di Garibaldi, realizzato col contributo della camorra. Dietro tutto questo, la regia di Inghilterra e Francia per eliminare il regno delle Due Sicilie, definito potenza industriale e militare nel Mediterraneo, ostacolo alla loro espansione per la realizzazione del canale di Suez. Il Regno di Sardegna viene definito uno Stato arretrato e indebitato che, per salvarsi dalla bancarotta, conquista il Regno delle Due Sicilie ricco e pacifico per colonizzarlo, depredarne le risorse e svuotarne le casseforti di Stato e bancarie, che sarebbe stato il vero obiettivo del Piemonte.

I patrioti meridionali che si batterono per l'unità nazionale vengono chiamati ascari. Mentre la denominazione di traditori del Regno delle Due Sicilie è riservata a quegli ufficiali e soldati dell'esercito borbonico che, avendo aderito alla causa italiana, transitarono nell'esercito garibaldino per dare il loro contributo alla lotta risorgimentale.

La parola venduti è assegnata agli ufficiali dell'Armata di mare, rei di non aver intercettato i due piroscafi su cui erano imbarcati Garibaldi e i suoi 1000 galeotti e di non averne impedito lo sbarco a Marsala. Sono chiamati corrotti generali borbonici e funzionari, accusati di aver incassato tangenti piemontesi, per non combattere seriamente Garibaldi.

L'assedio di Gaeta viene celebrato come simbolo di eroica resistenza borbonica e Francesco II di Borbone considerato in odor di santità. Il successivo brigantaggio è presentato come lotta patriottica di liberazione delle Due Sicilie condotta da partigiani e capi-guerriglieri contro gli invasori piemontesi che, secondo questi revisionisti, avrebbe causato un olocausto da 1mln di morti. Nell'uso, fuori contesto storico, di questa terminologia mutuata dal XX secolo, non poteva mancare il lager, identificato con l'antica fortezza militare di Fenestrelle, in Piemonte. In essa sarebbero stati reclusi 40mila soldati borbonici, che sarebbero stati sottoposti a condizioni disumane. In conseguenza sarebbero morti a migliaia e i loro cadaveri fatti scomparire nel nulla versandoci sopra calce viva.

I plebisciti di annessione vengono definiti truffe perché non ci fu suffragio universale. Per l'economia ne sarebbe stata progettata la distruzione: le industrie duosiciliote sarebbero state fatte fallire a vantaggio di quelle del Nord e le casse di danaro del Regno borbonico furono svuotate per pagare i debiti di guerra contratti dal Piemonte. L'atto finale sarebbe stato la trasformazione del regno delle Due Sicilie in colonia del nord-Italia con impoverimento dei duesicilioti e fenomeno dell'emigrazione. Colonizzazione che sarebbe la causa di tutti i mali del Meridione di ieri e di oggi. (continua nella terza parte: "Storia e anti-storia, Garibaldi e le Due Sicilie: la storiografia racconta")