Sono recenti le dichiarazioni rilasciate dal noto psicologo e psicoterapeuta dottor Diego De Luca di Napoli al quotidiano "La Repubblica" sui danni fisici e comportamentali che colpiscono i minori nell'abuso delle nuove tecnologie e in particolare per il molto tempo trascorso nel giocare ai Videogiochi. Prendiamo in seria considerazione questo allarme per soffermarci ad analizzare gli effetti di Google Play, sicuramente la piattaforma di gioco online più diffusa. Basta creare un account Google per essere proiettati anche verso l’utilizzo di questo strumento ludico.

Ma chi sono i consumatori più assidui? La risposta è ovvia: gli adolescenti, un po’ perché la loro età è ancora quella del gioco e un po’ perché sono soprattutto i giovanissimi ad essere maggiormente proiettati verso l’utilizzo degli strumenti più tecnologici in uso oggi.

Google play è funzionante su tutti i sistemi operativi: Windows, Android, iOS. Il che significa che questa piattaforma di videogiochi è utilizzabile su qualsiasi Pc, smartphone, tablet. Insomma, non c’è modo di sfuggire ad essa ed è estremamente difficile riuscire a tenerne lontani i nostri figli. I videogiochi, come tutte le cose, sicuramente comportano effetti positivi come la distensione mentale di cui tutti abbiamo bisogno ma, purtroppo, anche una dipendenza dannosa per i minori, molto simile a quella causata dal tabagismo e dall’abuso di prodotti alcolici come anche l’utilizzo di sostanze stupefacenti.

Videogiochi on line ed effetti negativi

Ma la domanda che ci poniamo è se i videogiochi on line possano causare anche ulteriori effetti negativi tali da alterare lo stesso comportamento degli adolescenti. Facciamo questa osservazione partendo dalle molteplici segnalazioni e contestazioni fatte sul web attraverso forum e blog da genitori che hanno vissuto tutti la stessa vicenda.

Improvvisamente si sono accorti di alcune transazioni avvenute sulla loro carta di credito per alcuni, attraverso Paypal per altri e attraverso lo scalare del credito dalla sim telefonica per altri ancora, tutte a favore di Google e di sviluppatori come EA sport, Supercell ed altri. In un primo momento sospettavano una clonazione, ma gli importi dei pagamenti erano concentrati nello spazio di 4-5 giorni con importi di € 2,99 sino a proseguire a € 54,99 per arrivare anche a € 109,00 per un totale di spesa di circa € 300,00.

A questo punto si fa strada il sospetto che un loro figlio minorenne potrebbe essere coinvolto in questo ammanco monetario. Interrogati dai genitori i ragazzi confermavano di giocare ai videogiochi on line sullo smartphone e di aver fatto acquisti richiesti dai giochi per poter proseguire, ma non immaginavano che si accreditavano per davvero le somme che nel videogioco apparivano e venivano richieste.

Google Play alla prova

Per una verifica ci siamo collegati a Google Play e abbiamo installato due tra i videogiochi più gettonati: NBA Live e Fifa live. Completate le operazioni iniziali siamo subito entrati nel gioco che ci proponeva di formare una squadra competitiva per poter battere gli avversari.

Per aiutarci in questo scopo, lo stesso gioco ci dava dei bonus monetari per acquistare giocatori. Presi dall’evoluzione del gioco siamo andati avanti e, per rendere ancora più forte la nostra formazione, volevamo acquistare altri giocatori. Il gioco ci ha risposto di andare in negozio virtuale e comprare monete o dollari. Ad ogni tentativo di acquisto i giochi aprivano finestre con importi in euro che arrivavano anche € 109,00 e poi ci rispondevano “transazione rifiutata” e ci spiegavano che dovevamo registrare una forma di pagamento che ci avrebbe consentito di acquistare moneta virtuale. A questo punto noi ci siamo fermati. Ma i minori?

Riflessione

Nei videogiochi non viene spiegato chiaramente il meccanismo di funzionamento e di come si rischia di spendere e perdere molto denaro visto che per accedere ai livelli più avanzati bisogna comprare moneta virtuale con moneta reale.

Nella presentazione si legge soltanto che nell’app si possono fare acquisti, ma senza scendere in quei dettagli necessari per tutelare i piccoli utilizzatori e, perché no, anche gli adulti. Si tratta comunque di videogiochi i cui maggiori consumatori sono adolescenti e, per conseguenza, anche minorenni. Condividendo in pieno le preoccupazioni espresse dallo psicologo De Luca, ci chiediamo anche se si può accettare una forma ludica come Google Play che comporta esborsi di soldi di cui i ragazzini non possono certamente disporre liberamente e che nessun genitore di buon senso metterebbe a disposizione.

A differenza di un gioco acquistato in un negozio per giocarci a casa propria, qui assistiamo ad una partecipazione ludica on line che, per le sue regole, potremmo paragonare anche ad una sorta di gioco d’azzardo.

Ci domandiamo cosa aspettano le istituzioni preposte alla tutela dei minori ad intervenire per salvaguardare i nostri giovanissimi dal contagio da input negativi e così deleteri in una fase altamente delicata della formazione della loro personalità.