In buona parte d'Italia sono arrivati i verdetti definitivi delle elezioni amministrative 2015 (in diversi comuni si dovrà attendere metà giugno, periodo durante il quale si terranno, ove necessario, i ballottaggi). Non vi è momento migliore per poter riflettere su quanto accaduto in questi giorni. Si invita tuttavia a focalizzare l'attenzione, per qualche minuto, non tanto sui risultati finali e sulle inevitabili considerazioni su forza e debolezza dimostrata dai partiti politici, quanto su due aspetti che non devono in nessun modo, a parere di chi scrive, passare in secondo piano.

Il primo di questi è rappresentato dalla percentuale di astensionismo che si è registrata in questa tornata elettorale. Dati alla mano, la quantità di cittadini che ha deciso di non votare è aumentata rispetto alle precedenti amministrative. Esaminando nel dettaglio quanto accaduto, si può osservare che quest'anno un italiano su due non ha votato alle elezioni regionali, mentre per ciò che concerne le comunali la percentuale di votanti è risultata essere non molto più alta.

Il calo di affluenza appena menzionato rappresenta un ulteriore segnale del calo di fiducia generale nei confronti delle istituzioni, soprattutto se si considera che tanti hanno deciso consciamente di non presentarsi alle urne per protesta o, peggio, ritenendo che nessuno dei candidati fosse meritevole di fiducia.

Tale aspetto non può che essere stato aggravato dal secondo elemento, da esaminare con estrema attenzione, che ha caratterizzato le elezioni del 31 maggio: la presenza degli impresentabili certificati dalla commissione parlamentare antimafia.

Risulta probabilmente noto a tutti che tale organo, il giorno prima del silenzio elettorale, ha reso pubblica una lista di nomi di candidati che, a causa di processi pendenti a loro carico o di precedenti giudiziali, non dovevano essere scelti dai propri partiti di appartenenza in quanto non in linea con il codice di autoregolamentazione a cui tutte le forze politiche hanno volontariamente aderito.

Esaminando i risultati finali delle elezioni regionali, non si può evitare di osservare che tre dei soggetti nominati nella sopra citata relazione sono riusciti a farsi eleggere. Di questi, il più famoso è sicuramente Vincenzo de Luca, divenuto presidente della Campania in quanto leader della coalizione di centro-sinistra; si aggiungono a lui due candidati appartenenti alla lista Fratelli d'Italia: Alberico Gambino, che ha ottenuto più di 10500 preferenze, e Luciano Passariello, eletto con più di 5000 voti.

Sebbene vi possa essere chi sostiene che gli impresentabili non dovrebbero in alcun modo partecipare alle elezioni, non si può non considerare che i candidati vengono eletti se ottengono consensi.

Non si può obbiettare in alcun modo a chi afferma che questi possano giungere (il condizionale è d'obbligo) anche mediante vie che esulano la correttezza; si deve però osservare che gli stessi sarebbero comunque inferiori a quelli di tutti gli altri cittadini, non fosse per alcuni fattori che influenzano tale dato di fatto tra cui, inevitabilmente, l'astensionismo citato in precedenza. Si spera che i punti messi in evidenza in questa sede non siano oscurati dai dibattiti sui vincitori delle elezioni e che, soprattutto, si sia riusciti ad offrire al lettore uno spunto di riflessione.