Sono davvero due dati che dovrebbero far sobbalzare i politici dalle loro comode poltroncine:

1) secondo le ultime rivelazioni Istat, riguardanti il mese di giugno, la disoccupazione dei giovani, nella fascia di età compresa tra i 15 e i 24 anni, ha raggiunto il 44,2%, mai stata così alta dal 1977;

2) secondo i dati dell'ultimo rapporto Svimez (Associazione privata per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) lo scorso anno sono nati solo 174.000 bambini nel sud Italia, mai registrate nascite così basse nei 150 anni d'unità nazionale.

Scuola: parola chiave

Sono due dati allarmanti in quanto hanno a che fare con due fattori immateriali particolarmente importanti per la crescita umana ed economica di un paese: il futuro e la speranza. Senza lavoro i giovani non hanno un futuro, senza futuro non c'è speranza e senza speranza e futuro è difficile pensare di poter mettere al mondo un figlio. I giovani dovrebbero costituire l'asse portante e trainante, insomma, una risorsa fondamentale per l'economia nazionale, ma in Italia non è così.

Per un neolaureato è davvero impresa ardua trovare subito un posto di lavoro qualsiasi. Chi ha la possibilità scappa all'estero; chi ha la possibilità si fa raccomandare; mentre i più alimentano le file dei senza lavoro o al limite ritornano alle occupazioni umili con cui si sono mantenuti per studiare.

Tutto ciò testimonia l'inadeguatezza di un sistema scolastico italiano nel formare individui pronti per essere assorbiti nel mondo del lavoro.

Un sistema scolastico troppo distante dalle dinamiche concrete e pratiche del sistema produttivo. Università sempre più affollate di inutili Corsi di studio, perfetti trampolini di lancio per affogare nell'immenso mare aperto della disoccupazione. La Scuola, al contrario, dovrebbe costituire proprio il fulcro centrale grazie al quale i giovani dovrebbero essere indirizzati, in base alle proprie capacità e ai propri meriti, verso un adeguato percorso di formazione, al termine del quale dovremmo avere maestranze o professionisti prontissimi per affrontare ed essere assorbiti nel complesso mondo del lavoro.

Affinché ciò avvenga è indispensabile, però, sviluppare un nuovo modello di scuola in cui anche le imprese devono avere un ruolo importantissimo. Dunque, maggiore sinergia tra scuola e imprese, affinché queste ultime possano mettere a disposizione dei ragazzi il proprio bagaglio di conoscenze pratiche per colmare finalmente questo gap intollerabile tra 'conoscenza teorica' e 'saper fare pratico'. Dunque, la pretesa di un modello di scuola che abbia l'ambizione di creare lavoratori, professionisti e non futuri disoccupati.