Siamo tutti Charlie Hebdo!Questo si gridava dopo il vile attentato effettuato in Francia; oggi siamo tutti Aylan! Questo è il solito spregiudicato cinismo di certa classe politica per piegare le nostre coscienze.

Ma il punto non sono le piccole scaramucce da bassa macelleria giornalistica sventolate da una parte della politica italiana per assolversi, quasi fossero dei prelati. Qui bisogna ribadire un concetto basilare.

Non ci stiamo!

La foto del bambino innocente può anche commuovere, ma guai a farci passare per colpevoli, a questo noi non ci stiamo!

Dove erano l'Europa e l'occidente in generale quando si uccidevano dei bambini in medio oriente? I carnefici di quell’innocente non siamo noi, ma gli inetti di Bruxelles ed i nostri governanti che in nome di una “accoglienza indiscriminata” sul suolo Europeo ed Italico stanno permettendo questa mattanza.

Se l’Europa fosse una sola entità Politica potrebbe e dovrebbe, coordinandosi con l’ONU (ente inutile se non si attiva per un suo compito), imporre dei centri di accoglienza in loco, smistando chi ha diritto all’asilo è chi no ed evitando così atti di efferati crimini come quello di Palagonia, magari facendo destinare una percentuale del PIL di ogni Stato per mettere in moto questa macchina.

Ma si sa che in Italia dove ogni giorno un “idraulico” si inventa imprenditore di clandestini che in nome di una solidarietà cristiana a pagamento permette il crimine ultimo: uccidere degli innocenti, questo non può avvenire perché “il commercio dei clandestini rende più della droga”.

Prima abbiamo scritto “inetti” ma avremmo dovuto utilizzare il termine di “favoreggiamento” perché sono questi che con il loro operato ci creano dei sensi di colpa che come detto prima, non ci appartengono. L’Europa cerchi di evitare di far diventare il nostro Mediterraneo la tomba di centinaia di migliaia di persone, questo lo deve prima a quegli innocenti che vengono barbaramente trucidati da elementi senza scrupoli e poi a se stessa; la cooperazione ed il mantenimento della Pace non sono la prima missione di una comunità?