Siamo arrivati ad oggi senza avere ancora notizie certe sul bando del concorso a cattedra previsto dalla legge 107. Nei giorni scorsi i docenti abilitati si sono confrontati su diversi temi: dalla tabella di valutazione dei titoli posseduti fino al livello di conoscenza della lingua straniera necessario per superare le prove. I giudizi sono unanimi e da parte dei docenti abilitati arriva pollice verso sul concorso a cattedra che ancora non vede la luce.
Su Internet è stata aperta una petizione on line per chiedere l'annullamento del concorso per superati limiti di legge; è stata avviata su Change.org e mancano pochissime firme all'obiettivo posto.
Il contenuto della petizione
Nella petizione si ricorda il termine ultimo apposto dal legislatore per avviare il concorso a cattedra per 63.000 docenti fissato originariamente alla data del 1 dicembre 2015. Alla maggioranza degli italiani questa legge è stata presentata come la risposta al precariato scolastico, mentendo sui dati reali dei docenti precari cui spetta la stabilizzazione come sentenziato dalla UE.
Ma sono trascorsi ormai oltre 60 giorni dal limite imposto dalla legge e ancora non è stato dato il via libera. Chi ha promulgato la legge 107 si era imposto di rispettare questo termine che con tutta evidenza è stato oltrepassato. Non è accettabile pertanto dagli oltre 160.000 precari che ogni anno lavorano sui posti vacanti e disponibili. Ed è altrettanto evidente che questo ritardo non è imputabile a loro.
Appello a tutti i colleghi abilitati
Non è certamente un nuovo concorso che potrà stabilire chi è in grado di insegnare e passare di ruolo, dopo aver speso tanti quattrini per costosissimi corsi abilitanti e dopo lunghissimi anni di precariato. Per questi motivi viene chiesto ai colleghi di firmare la petizione e di sollecitare la politica a prendere l'unico provvedimento sensato di riaprire le Gae a tutti i docenti abilitati con Tfa , Pas, Sfp e diploma magistrale. E' la stessa legge che all'art. 114 riconosce il titolo di accesso al ruolo. Questo concorso non serve.