Nei consigli comunali non si potrà discutere del referendum che si terrà il prossimo 17 aprile sulle trivelle. Sembra irreale, ma è tutto vero e l’input arriva dal ministero dell’interno che ha inviato una circolare alle prefetture attraverso la quale si chiede alle istituzioni di astenersi dalla propaganda sul referendum che dovrà regolamentare il prosieguo delle attività delle compagnie petrolifere lungo la costa italiana. La circolare inviata dal ministero capeggiato da Alfano è molto più grave di quello che forse sembra, siamo all’apice di un modo di fare politica mira sempre più a decidere a prescindere dal volere della popolazione, risultando perfino indispettito da un passaggio elettorale che rappresenta un diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione.

Si badi bene che questo non è un aspetto marginale, anzi, è giunta l’ora di interrogarsi veramente su cosa stia accadendo all’Italia e su cosa possono fare gli italiani per uscire fuori da questa situazione. Per rendersi conto ella gravità della questione basta fare una semplice somma: governo non eletto dal popolo che non vuole che si discuta nei consigli comunali, luoghi cardine di confronto e dibattito per eccellenza. Il risultato di questa somma è una democrazia mutilata, umiliata e ferita. Siamo in una fase storica in cui il popolo, che una volta era sovrano, oggi si trova a dover subire delle scelte senza se e senza ma, con grandissima responsabilità da parte dei sindacati, dei partiti e della gente stessa che si lamenta al bar, ma poi non fa politica attiva e, quando ne ha la possibilità, non va nemmeno a votare.

Fare politica non significa per forza iscriversi ad un partito, ma significa far pesare delle scelte all’interno di un sistema che, altrimenti, decide per tutti. Qual è quindi il vantaggio di non votare? Dare ai soliti noti la possibilità di prendere delle decisioni che influenzeranno la quotidianità dei cittadini, la politica ti entra in casa come e quando vuole.

Occorre svegliarsi prima della fine, occorre riprendere coscienza del significato di popolo e di voto.

Figli o vittime dell'Europa?

Cosa siamo? Cosa vogliamo? Occorre interrogarsi sulla fase politico-sociale che stiamo vivendo, guidati da un governo che non abbiamo eletto e che si chiede se sia meglio togliere le case ai cittadini dopo sette o diciotto rate di mutuo non pagate e non si domanda perché quelle rate non possono essere pagate.

Siamo figli o vittime dell’Europa? Quanta credibilità può avere un governo che nelle piazze si scandalizza per gli accordi euro-mediterranei e l’ingresso dell’olio tunisino, che si schiera in favore degli agricoltori siciliani dilaniati dalla crisi e poi toglie agli stessi case e lavoro? Ecco, partiamo da questo punto, iniziamo a farci delle domande e cercare le risposte.