Quello che ha fatto Charlie Hebdo pubblicando la vignetta satirica sul sisma che ha colpito il Centro Italia, rappresenta davvero una scelta fuori luogo. La satira può essere forte, tagliente e anche a volte dissacrante della realtà, ma se colpisce chi è in vita e che tra le altre cose può controbattere. Fare satira su un disastro come il Terremoto che ha colpito il nostro Paese, che ha lasciato dietro di sé centinaia di vittime, dispersi e distruzione, è veramente di cattivo gusto e rappresenta un'enorme offesa alla memoria di chi ha perso la vita.
Il nostro Paese non può stare in silenzio di fronte a tutto questo, e nemmeno la Comunità Europea e quella internazionale, qualcuno deve intervenire su quanto accaduto.
Charlie Hebdo e la vignetta incriminata
La rivista fa riferimento prima al terrorismo internazionale riguardo al sisma, dicendo che il terremoto prima di colpire ha pronunciato frasi che usano gli attentatori quando si fanno esplodere. Un altro punto della vignetta che ha fatto scalpore è la rappresentazione choc per chi ha vissuto il dramma: una montagna di lasagne che schiacciano le persone, che sono ferite e intrappolate nei vari strati del tipico piatto italiano.
La frase usata nella vignetta è: 'Sisma all'italiana, pasta al sugo, penne gratinate e lasagne'. Uno scempio solo ad immaginarla, figuriamoci a vedere quella vignetta. Ad amatrice il primo a manifestare incredulità e amarezza è stato il sindaco che ha parlato di offesa ad una comunità intera, e alla memoria delle persone che hanno perso la vita nel sisma del 24 agosto.
Quando il limite viene superato
Non ci sono dubbi che uno dei punti fermi di una stampa libera e fuori dalla censura, è la facoltà di esprimere liberamente il poprio pensiero e fare satira su quello che è la vita di tutti i giorni, e su qualsiasi tematica. Ma qui non si tratta né di censura, né di limitare la libertà di parola, ma si tratta solo di rispetto per la dignità e per la vita umana.
Non si può scherzare, ridere e fare satira su qualcosa che ha lacerato i cuori delle persone, di fronte a un disastro di tale portata non si deve avere nemmeno la forza di accennare un sorriso. Solo stare in silenzio, secondi, minuti, fuori dal tempo e dallo spazio, in memoria di chi non c'è più. Quello che la rivista ha pubblicato è una vergogna, ed è bene sappiano coloro che pensano di aver fatto un capolavoro di comicità, che non hanno fatto ridere proprio nessuno. Voglio chiudere con una frase che ho visto quando ero piccolo su un cartellone a scuola, fatto per insegnare ai bambini di rispettare la dignità di tutte le persone, citava questo: 'Te che guardi me e ridi, guarda dentro te stesso e piangi'.