Rai 3 ha dedicato la prima serata di ieri ad "Anime Nere", film di Francesco Munzi ispirato all'omonimo romanzo di Gioacchino Criaco. Pellicola bella e dura che coinvolge lo spettatore stritolandolo nella cupa spirale della 'ndrangheta. Tutto sembra dannato perché queste anime nere non cambiano, procedono sulle ali della morte verso l'inesorabile finale, crack del film e punto di non ritorno della visione. "Anime nere" offre un'immagine della Calabria mafiosa in equilibrio tra il narcotraffico miliardario che si muove dal nord Italia verso il mondo e le tribali logiche familiari che regolano vite dannate, in contesti che sembrano dimenticati da tutti fuorché da Dio. Non è una visione facile, non lo è per i calabresi, non lo è per nessuno. È un pugno a colori su tinte fosche per spiegare il fenomeno mafioso, la sua genesi e l'abnorme, tumorale, evoluzione. È un graffito opaco, un messaggio strozzato, l'idea che la fine non abbia altra via che attendere se stessa. Questa Calabria, a differenza di quanto sostenuto da taluni detrattori del film, esiste ancora.

Non è la sola, ma esiste. È un volto di quel Giano bifronte che disegna la punta dello Stivale.

Anime nere e anime grigie

La cronaca infatti ci presenta la notizia di un'autovettura dei vigili urbani di Satriano (Catanzaro) bruciata da ignoti, forse "soliti ignoti", per dare allo Stato un messaggio chiaro: "Non pestateci i piedi con le vostre regole. Qui i ritmi, il giorno, la notte, qui tutto si regola da sé o, peggio, lo regoliamo noi". Il movente potrebbe essere un segnale mafioso o addirittura, si ipotizza, la ritorsione di qualche sconosciuta "vittima" di una sanzione della polizia municipale.

Questa seconda ipotesi, per cronaca doverosamente riportata, avrebbe dell'incredibile.

Immaginereste mai un cittadino civile che, una volta ricevuta una multa, si organizza per bruciare l'autovettura dei vigili? Ecco, in casi come questi, si manifestano quelle anime nere che sovvertono l'ordine del vivere civile per imporne uno proprio, diverso, basato sulla prevaricazione, l'arroganza, l'omertà. Sì, l'omertà, perché la forza delle anime nere sono le tante anime grigie che non dicono nulla, non hanno visto, non intuiscono, si fanno i fatti loro. Perché... Chi te lo fa fare a denunciare? Non ti mettere nei guai! Potrebbe essere stata qualche "figghjiolata", una ragazzata.

Voci di anime grigie derubricano spesso così, infatti, veri e propri atti di criminalità.

Come è una "figghjiolata" quella di rubare bestiame in "Anime nere". Non è lo Stato ad aver fallito, non solo per lo meno. Sono le coscienze ad essere anestetizzate, cullate nella carrozzina dell'anti-Stato, da deprecare ma non troppo, perché magari torna utile, perché può servire. La Calabria brucia come quell'auto; alla fine di infinite nottate si raccolgono le ceneri di una regione che fa fatica a vivere, cercando perennemente di sopravvivere. Si spera che i colpevoli del barbaro atto di Satriano siano assicurati alla giustizia, ma la consueta puzza di bruciato induce a temere che, come in tanti altri casi, anche in questo gli ignoti non avranno mai un volto e un nome. Rimarranno anime nere, protette da altre anime grigie.