Il Presidente Sergio Mattarella non solo è laureato in Giurisprudenza, ma è stato anche Giudice della Corte Costituzionale. Perciò è più che conscio dell'iter costituzionale da seguire dopo le dimissioni del Presidente del Consiglio Matteo Renzi, domenica scorsa, in seguito alla sconfitta referendaria. Le consultazioni con le autorità istituzionali e i partiti politici non sono mai facili e in questa occasione sono particolarmente complicate.

Girotondo di consultazioni

Le consultazioni tenutesi in questi giorni sono un segno fortissimo delle debolezze di una Costituzione nata in seguito alla Seconda Guerra Mondiale, per evitare nuove dittature in Italia. Queste crisi di governo non hanno mai portato a soluzioni longeve per l’instabilità governativa, come abbiamo visto dopo 64 governi in sette decenni.

Il Parlamento attuale è profondamente diviso, e questo rende più difficile formare una nuova coalizione. Inoltre i partiti di opposizione, aiutati da commenti imprudenti dello stesso Renzi, hanno convertito il referendum in un plebiscito sul suo governo.

Infine i dubbi sull’Italicum, che è ora davanti alla Corte Costituzionale e soggetto ad una decisione che dovrebbe arrivare entro il 21 gennaio prossimo, vogliono dire che non sarà possibile andare alle urne nel prossimo futuro.

Queste circostanze fanno aumentare le probabilità di un governo a breve termine, formato con l’intenzione di modificare la leggere elettorale e mantenere gli imminenti impegni internazionali. Attualmente nessuno sa chi sarà nominato da Mattarella per formare un governo, oppure se il nuovo Esecutivo otterrà la fiducia delle due Camere del Parlamento come vuole la Costituzione. Nel frattempo, guardiamo alcuni degli aspetti del sistema politico italiano che hanno bisogno urgente di attenzione.

L’opposizione al referendum non era tanto per la natura degli emendamenti, quanto sulla permanenza di Renzi, che è diventata la motivazione principale per il "No".

Malgrado questi partiti siano d’accordo che la Costituzione e il sistema parlamentare abbiano bisogno di modifiche per rendere più veloce ed efficace la formazione di governi e l’approvazione delle leggi, non hanno fornito alcuna proposta su cosa farebbero loro per ridisegnare il sistema di governo. Peggio ancora, c’è una divisione profonda tra questi schieramenti politici sulla forma elettorale da utilizzare, che renderà ancora più difficile una modifica della legge.

Tattiche di rottura

Il Movimento 5 Stelle è stato una forza di rottura parlamentare in questa legislatura e, come principale promotore all'invio dell’Italicum alla Corte Costituzionale, ha persino proposto di estendere la legge al Senato, dunque non solo alla Camera.

Al meglio, questo comportamento è inconsistente e, al peggio, rappresenta un tentativo ipocrita di vincere le prossime elezioni in qualsiasi modo.

A proposito del partito di Beppe Grillo, le sue tattiche potrebbero essere un tentativo di costringere alle elezioni prima della decisione della Magistratura sulle firme false per le Comunali di Palermo del 2012, che potrebbe avere un effetto devastante sulla sua immagine di movimento portatore di "onestà" in Parlamento.

I partiti di opposizione intorno a Silvio Berlusconi - iniziando dal suo Forza Italia - sono in un periodo di transizione, durante il quale il magnate sta continuando a cercare un posto sotto i riflettori, malgrado i sondaggi di questo partito siano a livelli bassissimi.

Disgraziatamente, il risultato del referendum del weekend scorso probabilmente evidenzia che, almeno per i prossimi anni, nessun leader politico avrà il coraggio di proporre modifiche a un sistema che ha bisogno di cure urgenti. Gli oppositori al referendum hanno mostrato di non avere soluzioni a questi problemi, e il Partito Democratico deve decidere la propria direzione e dirigenza prima di capire se intraprendere o meno di nuovo questa strada.