La costituzione italiana fu scritta nello strascico di vent’anni di dittatura fascista e una guerra disastrosa. I costituenti erano più preoccupati nel prevenire un’altra dittatura e fecero poco per garantire la governabilità del paese. Per quel che riguarda il primo scopo, produssero una costituzione che è un inno alla democrazia, ma con 63 governi in 7 decenni chiaramente fallirono sulla stabilità di governo che è la base della vera democrazia.
Referendum e riforme
Il 4 dicembre gli italiani andranno alle urne per approvare o bocciare gli emendamenti alla Costituzione approvati dal Parlamento.
Nello stile millenario della nostra penisola, si sono formate due coalizioni opposte che mettono insieme partiti con programmi politici e scopi diversi. In particolare la coalizione che si oppone agli emendamenti comprende non solo partiti d’opposizione, ma anche membri della coalizione di governo, sindacati di sinistra, l’ANPI che rappresenta chi si oppose alla dittatura insieme a gruppi che non nascondono le loro ideologie verso il fascismo.
Da anni gli italiani si lamentano di un sistema politico che è tanto un sistema di accordi segreti quanto una democrazia parlamentare. L’ascesa a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, che fece diventare ancora più rovente il teatro della politica italiana, ne è solo un esempio.
Infatti, a causa in parte di alcuni commenti imprudenti di Renzi all’inizio della campagna referendaria, quelli che si oppongono al Referendum referendum costituzionale lo fanno tanto più per costringere il premier alle dimissioni che per difetti da loro percepiti negli emendamenti. Ci sono persino parlamentari che avevano approvato gli emendamenti in parlamento e per questo motivo ora fanno campagna per il NO nel referendum!
Benché lo scopo di coloro che favoriscono il Si sia chiaro, coloro che si oppongono semplicemente dichiarano la propria opposizione agli emendamenti. Purtroppo, anche questa è una caratteristica della politica italiana sin dalla fine della guerra, dove programmare a lungo termine è l’eccezione e non la regola. È ovvio che approvare gli emendamenti porterà al cambiamento nel sistema politico italiano, l’opposizione non ha programmi per futuri emendamenti alla costituzione che, in privato molti di loro ammettono, ha bisogno di cambi.
Il cambio costituzionale non basta
Inoltre, i cambi necessari per migliorare la governabilità del paese non si limitano solo alla Costituzione, ma anche al sistema di consultazioni per la scelta del Presidente del Consiglio Matteo Renzi e il sistema elettorale che sono stati incapaci di formare coalizioni stabili di governo. Inoltre, in aula il voto dei parlamentari è segreto e di conseguenza questo ha portato ai cosiddetti “franchi tiratori” che spesso sfruttano questa regola per votare contro il proprio partito per destabilizzarne i capi, oppure per creare confusione in parlamento.
Il fatto che la caduta del governo non porti a elezioni come succede in altri paesi, ma a nuove consultazioni, come vuole la costituzione, per la nomina di un nuovo Primo Ministro validato poi dalle mozioni di fiducia, vuol dire che la caduta di un governo è spesso dovuta a coesione e conflitto all’interno della coalizione di governo più che a un fallimento vero del suo programma politico.
Questo è stato il modo in cui l’ex onnipotente Democrazia Cristiana poté mantenere il potere politico per decenni dopo la guerra. Questi e altri fattori hanno portato ai tempi lunghi per approvare leggi e alla fragilità di molti governi italiani.
I sondaggi non sono ancora in grado di dare una previsione precisa, possiamo solo aspettare l’esito e sperare che il risultato, non importa chi vinca, porterà a veri cambiamenti a un sistema politico dove la priorità è tutt’oggi rappresentata dal rimanere al potere e non di certo dal governare il paese. Renzi ha giocato il suo futuro sul referendum, purtroppo molti nell’opposizione non si sono ancora resi conto del tutto che anche loro giocano con il futuro del proprio paese.