L'atmosfera del Bernabeu è sempre magica, di qualsiasi occasione si tratti. Qualche giorno fa però, sempre in questo stadio portentoso ed incantevole, si è svolta una manifestazione benefica, il Corazòn classic Match, che ha visto fronteggiarsi le vecchie glorie del Real Madrid, padrone di casa, con le leggende giallorosse della Roma. L'evento è stato organizzato per devolvere l'incasso alla Fundaciòn Real Madrid, da sempre impegnata in attività benefiche a favore dei bambini in Africa.

Il risultato finale è stato di 4-0, con la doppietta di Morientes, la punizione capolavoro di Luis Figo ed il sigillo finale di Congo.

Il contesto ovviamente resta estraneo ai colori nerazzurri fino a quando, nella formazione titolare dei padroni di casa, non compare il nome di Ronaldo. Piccola precisazione per i ragazzini appassionati di Calcio: Ronaldo il fenomeno!

Vederlo di nuovo in campo, nonostante una forma fisica completamente stravolta a causa di alcuni malfunzionamenti della tiroide, nonostante la capigliatura riccia e folta, è stato indubbiamente un colpo al cuore, una fitta al centro del petto, una lacrima che solca un viso commosso. Capisco l'incredulità di quelle nuove generazioni di tifosi interisti che hanno soltanto ascoltato, tramite i racconti dei loro genitori o dei loro fratelli maggiori, la bellezza, la velocità e la classe di questo calciatore.

Facciamo però un passo indietro, torniamo con la memoria nel periodo che va dal 1997 al 2002 quando un ragazzo brasiliano calvo e scattante faceva sognare San Siro ad occhi aperti.

Il Presidente Moratti, proprio in quella calda estate del 1997, versò nelle casse del Barcellona l'intera clausola prevista dal suo cartellino pari a 43 miliardi di lire, scatenando la fantasia del pubblico nerazzurro di San Siro.

L'esordio fu tiepido; nonostante le grandi aspettative il fenomeno, durante quell'Inter-Brescia vinta 2 -1, rimase a secco di gol. Questi però non tardarono di molto.

La domenica successiva siglò infatti la sua prima marcatura, con la maglia dell'Inter, nel rocambolesco 4-2 contro il Bologna. Da quel giorno Ronaldo non si fermò più, consacrandosi prepotentemente nell'olimpo dei campioni interisti in quello che restò alla storia come il suo annus mirabilis.

Le sue reti alla fine dell'anno furono 25 (record per un esordiente in Italia) ma nonostante questo, nella classifica dei marcatori fu battuto d'un soffio (due soli gol) da Oliver Bierhroff.

Vinse però Il Pallone d'oro ed una Coppa Uefa, unico trofeo in bacheca con la maglia dell'Inter. Ronaldo dominò letteralmente quel torneo, trionfò quasi da solo. Il ricordo della semifinale nel fango e nella neve del Luzniki è epopea: nella melma Ronaldo danzava, scattava, dribblava e segnava una doppietta che avrebbe portato l'Inter verso la finale di Parigi vinta 3-0 ( Ronaldo in gol al 70') contro la Lazio di Eriksson. La sfortuna e gli infortuni però segnarono definitivamente la sua carriera che vide la fine della sua favola nerazzurra in quel terribile pomeriggio romano del 5 maggio 2002 , quando venne confermata la fine del suo rapporto con quel popolo che tanto lo aveva amato.

Per capire chi è stato veramente Luis Nazario de Lima detto Ronaldo, basta ascoltare semplicemente le parole di chi lo ha visto giocare o lo ha affrontato sul campo, ovvero Billy Costacurta: "Secondo me resta il più grande di sempre, il miglior attaccante che io abbia mai visto. Meglio anche di Van Basten, un giocatore veramente impossibile da marcare".