Io e Selvaggia Lucarelli abbiamo alcune cose in comune.
L’età, innanzitutto. Facciamo parte di questa generazione di quarantenni nati con la cabina a gettoni e finiti chissà come con uno smartphone in mano. Quelli che smanettano abbastanza bene sul Pc ma che da leggere preferiscono ancora i sani e vecchi libri di carta.
Abbiamo fatto entrambe il Liceo Classico ed entrambe abbiamo la quarta di reggiseno, senza per forza rinunciare ad avere un cervello e delle opinioni non sempre convenzionali. Anche se non ci siamo mai incontrate, abbiamo alcuni amici in comune (soprattutto uno, ma lasciamo che i gossippari si sbizzarriscano da soli con improbabili ricerche su Google) e abbiamo lo stesso tipo di ironia, almeno così mi sembra, dato che quando la leggo rido sempre come una pazza.
Ci piace viaggiare, io lo faccio da 25 anni, anche per lavoro, ma anche lei di viaggetti se ne è fatti tanti e tutti interessanti e ben raccontati. Le cose in comune finiscono qui in quanto lei scrive per il Fatto e per Rizzoli, io no, lei ha un fidanzato bellissimo e gentile (Lorenzo Biagiarelli, musicista ma ora lo trovate su Facebook in veste di cuoco), io no (marito, perdonami!), quando lei posta una qualsiasi frase/foto/pensiero dopo quattro secondi ha già migliaia di like, io mi accontento della mia nicchia… immagino abbia un sacco di cose che io non ho, ma buon per lei: la solidarietà femminile è un’altra cosa che ci accomuna.
Fatte queste premesse è facile supporre che, quando ho acquistato dieci piccoli infami, il suo ultimo Libro (edito da Rizzoli), le mie aspettative fossero altissime.
L’ho divorato in poche ore e devo dire che in alcuni punti mi scendevano proprio le lacrime…dal ridere. Ma la sagace ironia che contraddistingue la scrittura della Lucarelli è di quelle tragicomiche. Di quelle dove è meglio ridere per non piangere, di quelle che lasciano sempre un po' di amaro in bocca.
Gli sciagurati incontri che ci rendono persone peggiori
Avete presente Harry a Pezzi, il film di Woody Allen dove lui, scrittore, dopo aver pubblicato un libro autobiografico, litiga con tutti in quanto viene accusato da i suoi cari, parenti ed ex-mogli/amanti, di utilizzare la loro vita e le loro esperienze come materia per le sue opere, pubblicando, quindi, i segreti di tutti?
Ecco, questo potrebbe essere il caso di Dieci piccoli infami, che altro non sono che “gli sciagurati incontri che ci rendono persone peggiori”. La compagna di classe, l'ex fidanzato Amuchina (fissato con l'ordine e la pulizia) ma anche incontri più fulminei come il parrucchiere anarchico. Tutti episodi che segnano la vita. Ognuno di noi, ne sono certa, avrà la propria personale blacklist di persone che sarebbe stato meglio non incontrare o gestire diversamente. E devo dire che, per uno scrittore, la tentazione di esorcizzare il tutto scrivendoci un ben libro, è una reazione pressoché naturale. Ma bisogna saperlo fare. Selvaggia Lucarelli questo dono lo ha: quello di saper comunicare e raccontare episodi comuni, anche banali, rendendoli divertenti, anche quando da ridere ce ne sarebbe poco.
Eppure io ho capito dov'è la risposta alle mie risate, quando la leggo: nel presente. Il presente di una donna bella e realizzata, che nonostante periodi orribili ( come ne abbiamo tutti nella vita) ha saputo sorridere e andare avanti a testa alta, scrivendoci anche un libro (di successo!). Quindi, al di là della immedesimazione in episodi tragicomici che tutti possiamo provare leggendo Dieci piccoli infami, rimane, in fondo, quel sospiro di sollievo, come dire: non perdono, ma il passato è passato.